Sono in corso oggi sulla piattaforma Rousseau le votazioni bis per individuare chi sarà il candidato presidente del Movimento 5 Stelle, dopo la condanna per abuso d’ufficio di Mario Puddu e il suo conseguente passo indietro, che sarebbe più appropriato definire di lato.
La lista dei candidati consta di 26 persone, con soltanto due donne: Maria Carmela Deidda, una pensionata 56enne di Assemini, e Anna Sulis, l’unica superstite dei quattro che si candidarono alla prima votazione (gli altri erano Mario Puddu, Luca Piras e Marina Monagheddu), che si ripresenta forte dell’ultimo posto collezionato nella prima con 74 voti. Con l’ennesimo cambio delle regole in corsa, stavolta vi sarà una prima votazione per individuare i cinque candidati più votati, che poi si sfideranno tra loro in ballottaggio.
Come purtroppo è ormai prassi in casa grillina, molti sono consapevoli che la votazione è soltanto uno ‘specchietto per le allodole’, dato che, leggendo la lista, diventa facile ipotizzare il nome del vincitore: Francesco Desogus, agronomo, funzionario della Città Metropolitana (ex Provincia) di Cagliari. Infatti, è il candidato ‘prescelto’ dall’eminenza grigia del M5S in Sardegna, saldamente governata dalla deputata Emanuela Corda, e con tale ‘corsia preferenziale’, in una corsa dove per maggior sicurezza è assente ogni avversario competitivo, le sorprese sono ridotte al minimo. Al di la dei discorsi propagandistici di partecipazione, condivisione e democrazia dal basso, il M5S si propone partito come tutti gli altri, anzi, con riferimento alla democrazia interna, molto peggio degli altri, dato che è una struttura oligarchica dove una ristretta cerchia di persone decide, gli altri si adeguano. Oppure se ne vanno.
Sembra quasi che in Sardegna il Movimento sia il protagonista di una sorta di patto a perdere con le altre forze politiche. Infatti, nonostante il sostegno popolare, nonostante gli en plein di voti e di eletti alle votazioni nazionali, quando si tratta di elezioni regionali il M5S sembra che non sappia vincere o che preferisca perdere. O non partecipa affatto, come accadde alle elezioni del 2014. Intanto, è certo che alle Regionali i grillini si presenteranno con una lista scombiccherata, con candidati di profilo basso, e con nessuna idea e nessun programma che non siano slogan ripetuti all’infinito. Per chi conosce quel mondo, d’altronde, nessuna sorpresa: è il risultato al quale si è arrivati dopo anni di sistematiche epurazioni, rimozioni, tagli di ogni testa che potesse dare fastidio al gruppo dirigente in Sardegna, quello che ha barattato il futuro e le speranza di un’Isola con il proprio tornaconto personale.
Ancora una volta, il M5S in Sardegna resterà alla finestra. Avrà certamente qualche consigliere regionale, ma resterà ai margini delle scelte e delle politiche. Quando, anche a livello nazionale, il bluff dei 5Stelle sarà smascherato dai fatti, ossia dal governare, anche il meccanismo sociologico prima che politico, messo in piedi da Gianroberto Casaleggio, rischierà di scomparire per sempre, avendo raggiunto l’unico risultato di far pensare che il potere e il governo siano campo esclusivo delle protervia e dell’arroganza delle solite classi dirigenti e che non vi potrà mai essere una vera partecipazione del resto della popolazione alla vita politica del Paese.
Montecristo
(admaioramedia.it)