Dopo il ritiro della candidatura a presidente della Regione da parte del grillino Mario Puddu, a seguito della preannunciata condanna per abuso d’ufficio, il capo politico Luigi Di Maio (o chi per lui), anche su esplicita richiesta dei parlamentari sardi, ha deciso che per designare il nuovo candidato Predidente ci sarà una nuova consultazione in rete sulla piattaforma Rousseau.
La lista dei candidati alla carica di consigliere regionale resta però invariata e coloro che avevano avanzato la candidatura a consigliere non potranno candidarsi come presidente. Termina così la prima parte della telenovela che ha visto protagonista il Movimento Cinquestelle sardo e la sua partecipazione alle prossime elezioni regionali. Dopo aver forzato la mano, in luglio, ‘nominando’ Puddu come candidato presidente (il verbo ‘nominare” è giusto perché le votazioni on line sulla piattaforma Rousseau sono ormai prive di ogni credibilità), il Movimento in Sardegna si è fermato ad aspettare il destino giudiziario dell’ex sindaco di Assemini: nessuna idea, nessuna iniziativa politica, nessuna tematica affrontata, nessuna strategia comunicativa, nessun programma né di grande né di limitato respiro. Non vi era evidentemente neanche un piano B (come ha correttamente stigmatizzato il consigliere comunale grillino di Dorgali, Claudio Fancello, in un post su Facebook) perché il M5S sardo aveva puntato tutte le sue fiches su Mario Puddu.
Uscito di scena l’ex sindaco di Assemini, sono iniziate le vere fibrillazioni, perché ciò che si doveva assolutamente evitare era di nominare candidato presidente il secondo arrivato nella consultazione di luglio, Luca Piras. Non perché il docente universitario cagliaritano sia chissà quale iattura, ma semplicemente perché era necessario trovare l’accordo su un nuovo candidato affidabile e gradito ai parlamentari sardi, in particolare alla zarina Emanuela Corda, e quindi al vertice del partito, da far poi trionfare alle consultazioni on line. E l’ineffabile Piras, anche per essere stato storicamente molto vicino al defenestrato ex senatore Roberto Cotti, sicuramente non lo è. A questo giro, i parlamentari sardi si sono interessati molto delle elezioni regionali al contrario di quelle del 2014, quando avevano obbedito all’ordine di Casaleggio di non fiatare e non intromettersi nel casino che gli stessi vertici del M5S avevano allora combinato e che aveva portato alla negazione del marchio all’unica lista che aveva presentato la documentazione e che lo stesso Grillo aveva ‘sponsorizzato’.
Così è iniziata la sarabanda in pura salsa grillina, riunioni segrete, chat infuocate, pen drive anonime inviate ai probiviri, e dopo aver accarezzato l’idea di far saltare perfino le consultazioni on line e di indicare direttamente un candidato governatore che avesse tutti i requisiti ‘giusti’, evidentemente sono arrivati, bene o male, a un accordo su un nome. Perciò, ecco rispuntare le votazioni on line. Perché rinunciare alla comoda ‘foglia di fico’ della piattaforma Rousseau? Perché rinunciare alla possibilità di poter affermare che il candidato è stato scelto dagli attivisti? In fondo, c’è ancora tanta gente che se la beve.
In ogni caso, staremo a vedere chi si candiderà e chi sarà ‘nominato’ candidato governatore. Resta il fatto che chiunque esso/a sia avrà meno di due mesi per elaborare e presentare un programma elettorale, trovare una squadra di governo e prepararsi a una sfida, anche personale, da far tremare i polsi. Tutto questo potendo contare su candidati consiglieri teoricamente a lui sconosciuti e che non lo conoscono. Ma quando c’è l’onestà c’è tutto…
Montecristo
(admaioramedia.it)