«Durante i colloqui la prima cosa che chiedono è quanto si guadagna e quanto si deve lavorare. Lo ritengono un lavoro faticoso, estenuante e facciamo fatica a trovare dei portalettere qualificati». Cosi’ l’imprenditore sardo di nascita e abruzzese di adozione Bachisio Ledda, fondatore e presidente di “Mail express posta & finanza”, gruppo attivo nei servizi postali con 300 agenzie a gestione diretta.
Le sue parole sono a corredo dello studio realizzato dalla rivista specializzata “Spot and web” che, partendo dai dati Istat di luglio 2018 (disoccupazione giovanile italiana al 30,8%), ha intervistato oltre 500 giovani disoccupati sparsi in tutta Italia (età compresa tra 18 e 25 anni): solo il 32% si dice disposto a lavorare durante i giorni di Natale; il 15% lo farebbe in cambio di una cifra cospicua (“almeno 500 euro al giorno”); il 40% sostiene che “non lavorerebbe per qualsiasi cifra”.
I lavori natalizi meno amati sono il rider-portalettere, al primo posto odiato dal 77% del campione e definito “umiliante”. Poi, il lavapiatti (69%) giudicato sottopagato, faticoso; il badante (65%) ritenuto poco igienico, deprimente e a prova di nervi; il portiere di notte (52%); l’addetto alle pulizie (41%) considerato “roba da extracomunitari”, deprimente e logorante; il cameriere (39%), definito usurante e poco appagante dal punto di vista professionale; il parcheggiatore (27,5%), poco edificante e incline all’abusivismo, nonché pesante e pericoloso allo stesso tempo; il benzinaio (6,5%), lavoro alienante e pieno di rischi per sé stessi e per gli altri. Più possibilisti, per l’impiego come guida turistica (4,5%) durante le feste e per il confezionatore di regali natalizi (3%), perché considerato lavoro tranquillo anche se dura poche settimane l’anno. I giovani intervistati non accettano un lavoro umile perché sono laureati (29%); perché lo vedono come un danno alla loro immagine (27%); per il 23% si tratta di lavori troppo pesanti e faticosi; chi, piuttosto di fare un lavoro del genere, preferisce stare a casa e godersi la disoccupazione (16%), oppure continuare a farsi mantenere da mamma e papà (13%) o affidarsi alle pensioni dei nonni (9%).
Al campione è stato chiesto anche se fosse disposto a lavorare il sabato e la domenica: il 35% preferisce di no; il 32% lo farebbe malvolentieri; il 20% solo se costretto; il 10% sì senza esitazioni. Lavorare in agosto? Prevale il no (27%), volendosi godersi le vacanze estive, mentre il sì è al 17%. Il passatempo preferito di questi giovani è stare sui social (41%), seguito da passare il tempo e uscire con gli amici (33%), fare sport (29%), videogiochi (25%), ascoltare musica (23%) ed andare al cinema (19%). Per il lavoro, il 23% si dice disposto a cambiare città; il 22% dipende dalla città, mentre per un altro 23% è determinante di che tipo di lavoro si tratta. Solo l’8% non si trasferirebbe per un impiego.
Tornando sul tema lavoro, il 23% si dice disposto a cambiare città per esigenze lavorative. Per il 22% dipende dalla città mentre per un altro 23% è determinante di che tipo di lavoro si tratta. Solo l’8% non si trasferirebbe per un impiego. Disposto a lavorare in agosto? Anche in questo caso prevale il no (27%), che preferirebbe godersi le vacanze estive, mentre il sì è al 17%.
«I ragazzi prima di tutto devono avere la volontà di cercare il lavoro – ha commentato Ledda – perché se lo cercano avranno l’opportunità di fare dei colloqui e quindi di mettersi in gioco. Se stanno in casa ad aspettare che arrivi la manna dal cielo, continueranno ad essere disoccupati». (red)
(admaioramedia.it)
10 Comments
Marius Ioan Vasilescu
E chi li avrà viziati ….
Carlo Congiu
i genitori
Marius Ioan Vasilescu
Esatto caro Carlo Congiu: colpiti e affondati…
Carlo Congiu
io ci andrei subito, se non si lavora non ci si diverte per le feste o le ferie quando te le danno
Stefano Bernardini
Seee bisognerebbe proprio vedere cosa ha offerto st’imprenditore
Rita Desogus
Mio figlio lavorerà la notte di Natale e per capodanno.non sono tutti uguali e poi credo che ormai ci si marci con questa solfa.
Cristina Paloma
Lavora pure mio marito ma svolge un servizio primario. Le feste è pagato bene e per una festa che fa, resta due gg a casa, ma son lavori diversi da chi viene obbligato a stare in negozio per una paga indecente e minacciato che dietro l’angolo trova tanti schiavi disposti a lavorar pure x meno. La crisi del lavoro colpisce pure chi lavora, perché l’offerta è tanta
Giovanni Poddi
Ledda vai al quel paese. La vita è una sola. Quindi bisogna godersela il più possibile. ..
Cristina Paloma
Ledda che fa lavora a Natale? I lavoratori non sono viziati ma sfruttati. Lavorare a Natale per guadagnare quanto? Tanto da pagarci una bolletta o lavorare per far felice il padrone schiavista e non incazzarlo per licenziare? Quando la manodopera è in eccesso, la gente è costretta a chinar la testa e ubbidire pure se quel lavoro non lo rende ricco e lo consuma. Ma la salute non si paga. Un uomo ha bisogno anche delle feste e di stare in famiglia per Natale.
Marius Ioan Vasilescu
Cara Cristina Paloma, nessuno ti da torto sia ben chiaro ma, come ben vedo leggendo non solo il tuo di commento, la prima domanda non è: cosa ci sarebbe da fare per quella paga, ma quanto si paga, il che non è un atteggiamento sintomatico per un’irrefrenabile voglia di lavorare…
Cordiali saluti!