Da tempo si sente parlare sempre con maggiore insistenza di ridimensionamento di alcune attività bancarie in Sardegna, in particolare del Gruppo Bper e del Banco di Sardegna, che significa chiusura anche sino al 20-25 % delle filiali e trasferimento di lavoratori in altre parte d’Italia o, addirittura, d’Europa.
A lanciare l’allarme è la First Cisl Sardegna che ha manifestato la propria contrarietà ai piani industriali che “ridefiniscono il lavoro attualmente fatto presso strutture posizionate nell’Isola (originate da ex uffici delle Direzioni generali delle banche sarde, Banca Intesa, Banco Sardegna, Banca di Sassari) per trasferirlo in altre realtà. Spostamento che comporterà ulteriori ritardi nel piano di assunzioni di giovani e nel ricambio generazionale, di cui la Sardegna ha assoluto bisogno”.
La popolazione dei dipendenti bancari in Sardegna ha un’età media alta, la gran parte del personale supera i 50 anni: “Un ‘invecchiamento’ reso possibile dalle trasformazioni dell’ultimo decennio, che hanno portato alla perdita di autonomia decisionale da parte delle banche, sia quelle locali che quelle nazionali, con strutture di governo accorpate poi in altre regioni italiane, spesso meno bisognose della Sardegna in termini di occupazione. Questo ha determinato la sostanziale assenza di ingressi di giovani nella filiera delle aziende bancarie e, quindi, l’avanzamento dell’età media”. (red)
(admaioramedia.it)