Da attento osservatore e tifoso del pianeta basket, ma anche da ex play capitano e general manager della Dinamo, in queste ore post ebrezza da trionfo viene spontanea la riflessione su questa squadra che ieri sera ha realizzato una delle imprese sportive più grandi di sempre nello sport professionistico italiano.
La riflessione mi porta ad uno dei concetti cardine dello sport americano sulla costruzione di un team vincente. La coniugazione di questa ricetta dice, più o meno, che per vincere devi mettere assieme un gruppo di talentuosi figli di 'buona donna' con gli attributi, mentre i bravi ragazzi bisogna utilizzarli esclusivamente per farli sposare con le figlie.
Questa rappresentazione, certamente nell'estate del 2014, ha guidato il presidente Sardara ed i suoi grandi collaboratori nella costruzione di una squadra che, tagliato il cordone ombelicale con i Diener cousins, è stata costruita seguendo un criterio di fisicità/atletismo e talento individuale, che è stato alla base di una stagione memorabile per risultati sportivi: tre titoli e sopratutto per il coinvolgimento emotivo di tutta la nostra Sardegna in una impresa che va ben aldilà del momento agonistico.
Tornando al campo, gli Eroi di oggi proprio per la loro identità hanno contribuito ad una stagione che ha riservato autentiche scosse telluriche fuori e dentro il campo con dei picchi anche negativi, che solo la grande bravura del presidente/manager Stefano Sardara ha impedito che potessero compromettere la stagione da record. La costante, però, è stata quella di essere sempre presenti mentalmente e fisicamente nei momenti decisivi, e questo distingue i campioni dai buoni giocatori. I tifosi di oggi e di ieri che osannano la Dinamo campione, e gli addetti ai lavori nazionali e locali, non potranno fare a meno di correggere valutazioni e cosiderazioni a volte non benevole che hanno accompagnato la cavalcata di Sacchetti e dei suoi ragazzi, davanti all'enormità dell'impresa.
Concludo con una chiosa tecnica relativa a Dyson, primus inter pares nel grande gruppo. Dyson durante la stagione è stato criticatissimo e più volte indicato come papabile di taglio, nei play off ha dimostrato di possedere oltre al talento che nessuno ha mai messo in dubbio, anche una solidità mentale da superman. Ricordo nell'ordine: in gara3 con Trento, due azioni di difesa su Pascolo, alto 206 cm, che spalle a canestro attaccava il buon Jerome, il quale utilizzando una grande tecnica difensiva, togliendogli l'appoggio, gli faceva perdere l'equilibrio permettendo due recuperi alla Dinamo in momenti delicatissimi; in gara7 con Milano; e gli ultimi possessi di gara4, 6 e 7 con Reggio, che hanno decretato una volta per sempre la statura da 'top player' di uno dei 'bad boys' che ci hanno regalato questo sogno.
Sergio Milia – Sassari
(admaioramedia.it)
5 Comments
Roberto Ventura
Ottima analisi di Sergio che condivido totalmente tranne il fatto che ha dimenticato di citare Meo Sacchetti che alla fine è il vero artefice di tutto avendo plasmato e portato al trionfo un ''gruppo di talentuosi figli di buona donna con gli attributi''..
FORZA DINAMO!!!
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