Da oltre vent’anni se ne avvertiva la necessità, finalmente nel gennaio 2017 è nata la Città metropolitana di Cagliari. Il suo sindaco metropolitano si è insediato nel Palazzo Regio, e governa secondo logica reale i suoi 16 vassalli. Massimo Zedda ha preso sul serio la riforma costituzionale del 2001 che prevedeva che “l’area metropolitana, una volta delimitata, potesse assumere la denominazione di città metropolitana”, con la conseguenza che il Sindaco di Cagliari, nei confronti dei restanti comuni metropolitani si è attribuito il potere che il Marchese del Grillo si arrogò nell’omonimo celebre film di Monicelli. Così, di fatto, la Città metropolitana rischia il fallimento politico per la tracotanza del manovratore per niente incline a condividere le responsabilità di governo e a riconoscere le funzioni degli altri organi istituzionali democraticamente eletti.
Voluta per incentivare innovazione, coordinare sviluppo economico e qualità sociale, questa Città metropolitana, nel suo organo di governo, si è invece rivelata arrogante. Non ha voluto coinvolgere, nella sua attività istituzionale, i cittadini dei diciassette comuni che ne fanno parte con pari dignità, senza i quali, però, non può esservi pianificazione e programmazione, né costruzione di una visione d’insieme di città davvero metropolitana. L’esautorazione del ruolo del Consiglio metropolitano ha, inoltre, privato le stesse comunità ed i loro cittadini del potere di partecipazione indiretta, anche nelle poche ma importanti scelte fatte in perfetta solitudine. Da qui una Città metropolitana che non delibera, nella quale il Sindaco metropolitano, di fatto, non si occupa di individuare soluzioni ai gravi problemi dell’area metropolitana, gli stessi che da decenni ne impediscono lo sviluppo sociale ed economico. Ciò di cui il Sindaco non si è reso conto è che l’appartenenza all’area vasta avrebbe richiesto un nuovo stile di governo, un approccio che superasse la logica della quotidianità, un’azione programmatoria che valorizzasse la specificità del nuovo ente, che ne cogliesse le diverse opportunità.
Invece, l’obiettivo di Zedda sembra essere stato quello di anestetizzare il nuovo processo senza utilizzarne le potenzialità. Non c’è stato quel cambio di passo per immaginare obiettivi concreti all’interno di una logica di sistema, che non poteva riguardare solo Cagliari capoluogo. Questo significa sistema dei parchi, Poetto, grandi reti di innovazione, città sportiva, riqualificazioni urbane, qualità della vita e parchi tecnologici, per fare alcuni esempi sui quali la logica metropolitana è certamente un motore di discontinuità. Non è bastato insediare gli organi e convocarli ‘ogni morte di papa’. Essi sono il primo e unico strumento di democrazia e di trasparenza. Lasciarli fuori dal momento decisionale è un vero e proprio tradimento. La partecipazione, per quanto mi riguarda, significa capacità di costruire insieme e volontà di essere protagonisti di uno stesso processo politico.
La pianificazione dei territori e il loro sviluppo non possono essere il risultato di una attività di governo solitaria ed egoista, ma piuttosto il risultato di un’attività collegiale che miri alla costruzione di una visione comune, ampia e dunque corresponsabile. Un percorso che non può essere affidato ad una sola persona e al suo entourage. Non è possibile governare, innovando, senza avere al fianco una macchina amministrativa efficiente, professionale e affidabile, con una chiara definizione degli obiettivi e forme di controllo strategico. Ma di questo Zedda non si occupa. Il suo compito avrebbe dovuto essere quello di orientare e impostare le scelte, assieme agli organi, nell’intento di amalgamare esperienze, culture e tradizioni, individuando risorse, obiettivi e strategie, senza i quali è illusorio costruire politiche di sviluppo integrate. Questo, Zedda non lo ha fatto, o meglio non lo ha voluto fare, rifiutandosi di svolgere il suo ruolo di coordinatore, che la legge gli ha attribuito, per creare quel sistema di relazioni e di interazioni tra le diciassette realtà senza il quale non è immaginabile costruire nessun progetto metropolitano.
Gabriele Marini
(sardegna.admaioramedia.it)
One Comment
ste
zedda è un gran mediocre, ma le alternative quando vai a votare sono ancora peggio, il chè è ancora più triste