Gli industriali del latte sardo sono stati messi in condizione di chiudere la trattativa per il prezzo a 1 euro. Il ministro Salvini, col ritiro delle eccedenze (che non sono 100.000 quintali, come dicevano loro, ma 60.000), aveva garantito la giusta remunerazione del prezzo del latte: 1 euro.
Perché Pierluigi Pinna si è opposto? E’ chiaro, trasparente come l’acqua: ha troppi ‘debiti’ nei confronti della sinistra che oggi governa la Sardegna e non voleva, né poteva, dare questo assist elettorale a Salvini (“La componente industriale ha già messo sul piatto circa dieci milioni di euro per il comparto, che sono 5 centesimi per litro di latte. Da 0,60 euro, nel mese di febbraio siamo pronti a passare a 0,65 euro”, aveva detto a nome dell’industria casearia dei Fratelli Pinna di Thiesi, al termine del tavolo di filiera del latte, ndr).
Se davvero Coop e Conad – 50 miliardi di fatturato nella grande distribuzione – mettono mano alle cooperative casearie e comprano il latte a un euro per trasformalo in pecorino doc da vendere nei loro supermercati, gli industriali sardi saranno messi con le spalle al muro.
L’accordo sul prezzo proposto ha moltissime positività, ma una negatività: l’acconto a 72 centesimi di euro è troppo basso. Visto che le Istituzioni mettono sul piatto 50 milioni, il prezzo deve aumentare di almeno 13 centesimi sino a 85. Parlo di acconto, naturalmente. Per il resto possiamo dire che si tratta di un accordo estremamente positivo.
Togliere il controllo dei consorzi agli industriali è fondamentale. Secondo me occorre però chiedere anche il commissariamento dei consorzi, per vedere chi ha usato, se ne ha usato, latte straniero o caseina per produrre dop e quale è realmente il prezzo del pecorino romano. Perché l’Esselunga, tanto per fare un esempio, lo paga a 11 euro al chilo e lo vende a 15,70.
E soprattutto occorre ridurre considerevolmente la produzione di pecorino romano a favore di prodotti nuovi e più in linea con le esigenze del mercato. Ricordando che il latte sardo è il migliore del mondo: l’unico prodotto ormai col pascolo brado. E l’eccellenza va valorizzata e non ridicolizzata come hanno fatto sinora gli industriali.
Il Giardiniere
(sardegna.admaioramedia.it)