La rappresentazione del sistema formativo isolano fornita dall’Istat è preoccupante: la quota di adulti poco istruiti nel 2017 è la più alta nel Mezzogiorno, con la Sardegna anche Sicilia e Puglia superano la soglia del 50%” .
Inoltre, l’incidenza degli abbandoni scolastici in Sardegna è la più alta, con oltre un giovane su cinque che non prosegue gli studi dopo la licenza media: dispersione scolastica al 33,3%. Pochi laureati: solamente il 23,6% delle persone tra 30 e 34 anni hanno un’istruzione universitaria, cioè un titolo di studio di terzo livello (non necessariamente laurea di 4/5/6 anni, ma laurea triennale, laurea specialistica, diplomi di scuole a fini speciali etc). Nella graduatoria dell’istruzione universitaria delle Regioni italiane la Sardegna è diciottesima, quindi tra le meno istruite. Secondo l’Istat, nel 2017, è pari a 50,3% la percentuale della popolazione sarda tra 25-64 anni ad aver conseguito come titolo di studio più elevato il diploma di scuola secondaria di 1° grado, collocando la Sardegna al terzo posto nazionale.
“Il vero problema dell’Isola – ha commentato Gavino Carta, segretario generale Cisl – il più delle volte è rappresentato da modalità, tempi ed efficacia degli interventi, particolarmente nel campo delicato e importante della scuola, formazione e istruzione di ogni ordine e grado, dove non si registrano progressi, nonostante la programmazione delle azioni e le risorse disponibili.
Il 29,1% dei giovani sardi tra 15 -29 anni sono Neet, cioè non occupati, né inseriti in un percorso di istruzione/formazione. Stanno peggio della Sardegna, solamente Sicilia col 37,6%, Calabria (36,7%), Campania (36,0%) e Puglia (33,3%).
“Questi dati fotografano una situazione che il pur lodevole progetto Iscol@, non ha purtroppo neppure scalfito – ha aggiunto il Sindacalista – Infatti, il problema scuola in Sardegna non è solo l’inadeguatezza dell’edilizia scolastica, ma, in maniera decisiva, la situazione economica delle famiglie, la presenza e diffusione delle istituzioni scolastiche, l’aggiornamento e la tutela contrattuale degli insegnanti, il coinvolgimento e sensibilizzazione delle famiglie, la rete dei trasporti ed altro ancora. Occorre con urgenza adottare un nuovo ed innovativo progetto di investimento culturale, come sistema Paese e come Regione, fin dalla scuola dell’infanzia e per ogni ordine e grado di istruzione, che sia alla base di un piano di sviluppo e di classe dirigente futura del nostro Paese, nel quale l’istruzione non può che rappresentare la più solida e rassicurante base su cui poggiare”. (red)
(admaioramedia.it)