Nei primi due mesi dello scorso anno erano stati 220 gli algerini sbarcati nelle coste del Sulcis, poi la gran parte degli arrivi, fino a quasi 2.000 dell’intero 2017, era stata tra giugno e settembre. Perciò, le poche decine di clandestini nordafricani arrivate nelle sponde sarde nel 2018 non dovrebbe generare troppe illusioni sull’interruzione del fenomeno migratorio dalle coste nordafricane verso la Sardegna, almeno finché non si verificheranno migliori condizioni meteo per la traversata.
Dalla costa algerina, però, arrivano notizie incoraggianti. Durante le scorse settimane, nella provincia di Annaba (spiaggia privilegiata dagli ‘harraga’ per la partenza verso l’Europa in modo irregolare), le Autorità hanno annunciato di aver intensificato la lotta all’emigrazione illegale, attivando la Gendarmeria nazionale nell’individuare e porre fine alla fabbricazione di imbarcazioni artigianali destinate ai viaggi verso l’Europa. A Chétaibi, è stato scoperto e smantellato un laboratorio clandestino per la produzione di ‘barchini’, quelli che finora sono arrivati a decine nelle coste del Sulcis; nella foresta di Sidi Akacha sono state scoperte e sequestrate due barche nascoste nella boscaglia, oltre ad una grande quantità di materiale (chiodi, assi di legno di diverse lunghezze, vernice e rotoli di plastica), utile per la costruzione di altre imbarcazioni; altre quattro barche nella foresta di Skaâ, non lontano da Sidi Akacha. Altra misura attuata, quella di proibire ai distributori di vendere carburante ai privati con taniche senza autorizzazione amministrativa. In maniera talmente rigorosa da aver chiuso tre stazioni di servizio che non avevano rispettato il divieto. In tutto, negli ultimi mesi, secondo i dati indicati dai giornali algerini, la gendarmeria ha scoperto 72 ‘officine’ dove sono state costruite barche destinate all’emigrazione clandestina, arrestato una decina di persone arresti e sequestrato ingenti somme, frutto del commercio illegale.
Il controllo dei negozi per attrezzature di navigazione ed i cantieri navali è stato rafforzato proprio con lo scopo di frenare l’emigrazione clandestina ed il Governo di Algeri ha fatto partire anche una campagne di sensibilizzazione rivolta ai giovani per spiegare i pericoli di questo fenomeno, oltre ad alcune misure che saranno adottate in materia di occupazione ed alloggi per convincere i giovani a non intraprendere questi pericolosi viaggi verso l’Europa. Perciò, fonti istituzionali hanno annunciato con soddisfazione di aver “in qualche modo attenuato questo fenomeno di morte”, seppure con la consapevolezza che “centinaia di giovani sono ancora cullati dal sogno europeo”. Un sogno che ha comunque messo in pericolo la vita di dozzine di giovani harraga: dall’inizio dell’anno alcuni corpi, nonostante le proibitive condizioni meteo, sono stati recuperati in mare.
A questo proposito, riecheggia ancora l’appello pubblico del ministro degli Interni algerino, Noureddine Bedoui, convinto che la lotta all’emigrazione illegale sia “una questione che riguarda l’intera società e non solo le autorità pubbliche, senza escludere la responsabilità e il ruolo chiave delle istituzioni nella lotta contro questo flagello, la famiglia ha un ruolo importante da svolgere, proprio come l’università, la moschea e la scuola che sono responsabili dell’immunizzazione e della protezione contro questo pericolo”. Lo stesso Ministro che aveva denunciato le reti criminali che “attraverso i social incitano i giovani a lasciare il paese in cambio di grandi somme di denaro”. Aggiungendo che i servizi di sicurezza erano riusciti “ad arrestare le persone coinvolte”. Un’organizzazione che, secondo il Ministro di Algeri, finanzierebbe l’emigrazione clandestina avendo come obiettivo quello di sfruttare questi giovani algerini, disperati e pronti ad abbandonare il proprio Paese, per creare il caos nei paesi europei di arrivo. Tesi che ha ricordato le preoccupazioni per la sicurezza recentemente manifestate da Fabrice Leggeri, direttore di Frontex.
Fabio Meloni
(admaioramedia.it)