In Sardegna, al 31 dicembre 2017, nelle strutture di accoglienza per immigrati risultavano presenti 706 minori non accompagnati (3.9% delle presenze in Italia), mentre nel 2016 erano 711 (4,1%), nel 2015 220 (1,8%), appena 54 (0,5%) nel 2014. Quasi tutti maschi (687) e solo 19 femmine, il 95% ha un’età tra i 15 e 17 anni ed i minori di 14 anni sono 37. La maggior parte arriva dalla Guinea e dalla Nigeria. La provincia che ne ospita di più è quella di Cagliari (36,26%), segue quella di Sassari (25,67%).
“La Sardegna è una delle regioni modello per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (Msna) – ha evidenziato la garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, Grazia Maria De Matteis, riferendosi alle procedure adottate, in accordo con il Tribunale per i minorenni, che “sono state utilizzate come virtuoso riferimento dal legislatore nazionale”. Ma nonostante il suo entusiasmo, nel Piano regionale per l’accoglienza dei flussi migratori non programmati, approvato lo scorso 6 marzo dalla Giunta Pigliaru, a proposito dei Minori stranieri non accompagnati si legge che “la rete di accoglienza in Sardegna, specificamente dedicata ai minori, risulta ancora sottodimensionata rispetto al fabbisogno… E’ bene, infatti, ricordare che in assenza di tali strutture dedicate, i minori vengono accolti nei centri destinati agli adulti in una situazione che vede il loro benessere psico-fisico gravemente a rischio”. Che il sistema non funzioni lo evidenzia il fatto che la norma, in riferimento alla prima accoglienza, prevede che i minori restino in struttura “per il tempo strettamente necessario, e comunque per un tempo massimo di 30 giorni, all’espletamento delle operazioni di identificazione, che devono concludersi entro 10 giorni, e all’eventuale accertamento dell’età”. Il rispetto di questi tempi è una leggenda. Poi, come forma di seconda accoglienza, i minori dovrebbero trovare ospitalità nella rete Sprar (Servizio protezione richiedenti asilo e rifugiati), anche se non facessero richiesta di protezione internazionale, ma nell’Isola le strutture dedicate sono solamente tre: Aglientu, Austis e Bonorva. Perciò, in assenza di posti disponibili in queste strutture, l’accoglienza è realizzata dai Comuni.
Ciò nonostante, il garante De Matteis è soddisfatta: “L’approccio olistico (che mette al centro dell’accoglienza il minore come persona) e l’affidamento a un tutore volontario rispondono perfettamente a quanto a livello nazionale e internazionale è previsto per la tutela dei minori soli di tutto il mondo. Colgo l’occasione per ringraziare i tanti cittadini sardi, che, con straordinaria artecipazione e con spirito di abnegazione, hanno fatto e faranno da guida ai tanti ragazzi soli che arrivano nelle nostre città. I tempi sono maturi per un ulteriore passo in avanti: attuare la norma che prevede il prolungamento del sostegno ai ragazzi non più minori ma ancora bisognosi di aiuto per una piena integrazione”. In ogni Tribunale per i minorenni è stato istituito un apposito elenco per il tutore volontario Msna, affidandone la selezione e la formazione ai Garanti regionali per l’infanzia e l’adolescenza. Il tutore è un privato cittadino che decide di rappresentare il minore nella tutela dei suoi diritti, vigilando sulle condizioni dell’accoglienza, promuovendo il suo benessere psico-fisico e monitorando i suoi percorsi di educazione ed integrazione, senza alcuna presa in carico domiciliare ed economica. Al momento, però, il numero dei tutori risulta notevolmente sottodimensionato rispetto al reale fabbisogno e, dopo quello organizzato a Cagliari nel 2017, con la partecipazione di 50 aspiranti, a breve, a Sassari, ci sarà la seconda edizione del corso di formazione per tutori Msna, finanziato con risorse attualmente in capo alla Direzione generale della Protezione civile, per un importo pari a 10mila euro.
Ma l’azione della Giunta regionale a favore dei Msna non finisce qui. Nel 2017, erano state stanziate risorse per 2,6 milioni di euro (400mila di fondi regionali e 2.2 milioni sul Fondo nazionale Politiche sociali) per l’inserimento nelle strutture di minori o per l’affidamento eterofamiliare. Risorse successivamente integrate con ulteriori 1,5 milioni di euro per soddisfare le richieste da parte dei Comuni. Coi finanziamenti del Fondo sociale europeo 2014-20, nel 2018 saranno finanziati alcuni interventi riservati ai minori non accompagnati: progetti di inclusione attiva (tra i 16 ed i 18 anni), focalizzati sull’accoglienza, l’orientamento e l’accompagnamento all’inclusione sociale e lavorativa; progetti di accompagnamento all’autonomia (tra i 18 ed i 25 anni) nell’ambito del programma “Prendere il volo”, rivolto a giovani con comprovate difficoltà economiche, senza un idoneo supporto familiare, che abbiano già raggiunto i pre-requisiti minimi per la vita indipendente e devono completare la fase di transizione verso una più stabile autonomia e integrazione sociale e quindi devono ultimare il percorso scolastico e/o formativo avviato. Tutto, come sempre, finanziato in parte con risorse regionali ed in parte con fondi comunitari. (fm)
(admaioramedia.it)
3 Comments
Marius Ioan Vasilescu
Pure a Los Alamos funzionò un laboratorio: da lì gli americani tirarono fuori la bomba atomica. Per non restare fuori corsa, i sardi tireranno fuori dal “laboratorio Sardegna” la bomba demografica …
Bobo Raffo
Io continuo a sostenere che i manicomi non dovevano essere chiusi. Stiamo andando oltre ogni misura!
Giggi Giuggi
Ci siamo rotti il cazzo di morire di fame mentre queasti giovanottoni sani e forti ci rimpiazzano, le cose andranno semrpe peggio, prepariamoci allo scontro ed alla guerra tra poveri.