Nel piccolo centro montano di Gairo Taquisara, in località Is Tostoinus, a circa 1.000 metri sul livello del mare, oltre alla presenza di vecchi Cuiles, particolari edifici rurali in pietra e legno che furono per secoli le abitazioni dei pastori sardi, è importante segnalare la presenza di un complesso sistema di edifici pubblici, strutture funerarie, una fonte, canalizzazioni per l’acqua e capanne di epoca nuragica.
Attraversando il tacco calcareo coperto da un bosco di leccio si giunge in cima dove è ubicata l’area sacra Perdu Isu, con ripostiglio a cisterna e una serie di strutture cieche, verosimilmente magazzini per stivare derrate alimentari e offerte votive di un santuario dedicato alle divinità del cielo. La roccia a strapiombo domina la vallata scistosa del Riu Pardu ed è costellata da immensi menhir naturali. La nostra indagine archeologica, inizia lungo il sentiero di Perdu Isu, in prossimità della diga artificiale che genera il laghetto Genna Orruali. A circa 1 km si trova il capanno Is Tostoinus, realizzato su una sorgente e meta ideale per una escursione naturalistica.
Certamente le antiche popolazioni locali trovarono in questa sorgente un buon motivo per antropizzare l’area e sfruttare le ricche miniere di piombo e argento di Monte Pranedda, in località Su Minerali. Questo pregiato minerale metallico era ricercato in tutto il Mediterraneo ed era il fattore trainante dei traffici commerciali dell’età del Bronzo finale e recente. Al confine fra Gairo e Ussassai c’è un nuraghe realizzato con grosse pietre posizionate a secco, e consente una parziale interpretazione solo dall’alto. Dal terrazzo si nota che l’edificio è imploso, forse a causa di smottamenti causati poco più a valle dal passaggio di un torrente che, nella stagione piovosa, s’ingrossa notevolmente grazie all’apporto di una serie di rivoli provenienti dai picchi rocciosi circostanti. Un cedimento strutturale nella zona dell’ingresso ha provocato il crollo a valle di parte del nuraghe, con conseguente sfascio di tutta la parte alta che ha ricoperto il piccolo cortile interno. In questo, non apprezzabile perché completamente otturato dal crollo, si nota l’ingresso tronco ogivale, architravato, orientato a sud/sud-est.
Al lato sinistro dell’ingresso si apre una scala ogivale che gira interna alla struttura e conduce al piano superiore, completamente crollato ma con tracce visibili dei conci del piano del calpestio. Il diametro interno di questo ambiente sovrastante il piano inferiore del nuraghe, doveva essere di circa 2.5 metri, mentre quello del cortile supera gli 8 metri. Perfettamente posizionate a formare angoli di 90° rispetto all’ingresso si notano le cuspidi di tre grandi nicchie, forse funzionali agli ingressi per torri laterali, purtroppo completamente interrate e intuibili solo dal terrazzo superiore. Giudicando dalla tecnica costruttiva, dalla geometria dell’ingresso e dal posizionamento geografico, si può prudentemente inquadrare questo nuraghe appartenente alla tipologia di quelli del XIV a.C., ma si dovranno attendere opportune verifiche sui materiali per confermare questo dato. Questo grande edificio è in 'comunicazione visiva' con altri nuraghi posti a coronamento della vallata.
A qualche decina di metri si trova la zona funeraria, proprio lungo la rete di confine fra Gairo e Ussassai. La tomba principale, distrutta dai tombaroli, mostra un corridoio funerario affacciato a sud/sud-ovest, lungo internamente 13 metri, pareti a ogiva crollate e facciata a esedra, costruita con muro a sacco, che racchiude idealmente una piazzetta con diametro di 13 metri. Si nota la ricerca dell’eleganza nelle proporzioni. Intorno a questa tomba di giganti se ne notano altre, più piccole, in un’area di qualche centinaio di metri quadrati. Oltrepassata la zona funeraria, procedendo verso nord-ovest lungo il bordo del rio Flumini de Tula, a circa 900 metri di altezza, si giunge fino al villaggio, diviso in due settori: uno abitativo e l’altro artigianale. Decine di capanne circolari, e qualcuna rettangolare, si confondono fra le rocce naturali, in un bosco di lecci che ricopre completamente tutto il sito. Fra le altre, le più significative sono due grandi strutture circolari, del diametro interno di circa 6 metri la prima e 4.5 la seconda, utilizzate come sala delle assemblee e come laboratorio artigianale per la ceramica e il bronzo.
Pierluigi Montalbano
(admaioramedia.it)
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