Forse mai la disperazione del mondo agropastorale aveva toccato simili livelli. Ieri un camion che trasportava latte è stata bloccato e diecimila litri di prodotto destinati a un caseificio sono stati versati a terra. La violenza non è mai comprensibile, ma le sue ragioni vanno studiate e comprese.
La riduzione del prezzo del latte del 50% ha fatto impazzire gli allevatori, ormai messi sul lastrico. Tutti in Sardegna, anche quelli che non hanno mai visto una pecora, hanno avuto un padre o un nonno o un avo pastore. E grazie al lavoro di quel babbo o di quel nonno hanno potuto studiare, trovare un’occupazione migliore, coronare i propri sogni. E quindi siamo tutti pastori.
Perché le nostre radici sono quelle. Radici nobili e sante, che hanno consentito alla Sardegna di sopravvivere alla crisi della petrolchimica, alla crisi della chimica, alla crisi del manifatturiero, alla crisi delle miniere, alla crisi dell’Alcoa. E quindi ad Abbasanta non devono andarci solo i pastori con i loro due bidoni di latte, ma tutti i Sardi.
E chi avrà qualche problema col traffico sulla 131 non si arrabbi con i pastori, ma applauda alla loro protesta. Sia solidale. Perché in Sardegna siamo tutti pastori. Orgogliosi d’esserlo.
Il Giardiniere
(admaioramedia.it)