L’acqua è bene di fondamentale importanza, ma per noi sardi è risorsa rara e preziosa perché quasi sempre scarsa. Quest’anno Il nostro territorio sta affrontando un periodo di particolare emergenza, sia per le modeste precipitazioni, sia per l’incapacità da parte degli enti gestori (Enas e Abbanoa) di amministrare tale risorsa in maniera integrata e accorta. Secondo i ricercatori, nei prossimi 25 anni, nelle zone più secche della terra aumenterà la siccità e l’acqua sarà sempre più contesa, al punto da scatenare vere e proprie lotte per il controllo e la gestione delle riserve. In un’analisi realizzata nel 2012 dalle Nazioni Unite si rileva che già a partire dal 2030 la metà della popolazione mondiale dovrà affrontare la scarsità d’acqua.
Tra le Nazioni con maggiore probabilità di essere colpite dal problema, per l’Europa sono citate la penisola Iberica e l’Italia, ove la Sardegna costituisce il tallone di Achille. Infatti, i nostri corsi d’acqua non hanno bacini particolarmente estesi: Coghinas, Tirso, Temo, Cedrino e Flumendosa costituiscono la rete fluviale più importante del territorio e rappresentano la fonte maggiore per l’approvvigionamento idrico che, allo stato attuale, è ottenuta principalmente tramite acque superficiali. In tale contesto, appare interessante lo sviluppo di alcune ricerche volte allo studio delle condizioni meteorologiche. Cosa potrebbe accadere se un giorno si potesse controllare il clima? Manipolare il clima, essere capaci di inviare un ciclone o provocare della siccità potrebbe essere l’arma assoluta. E’ noto che in Alaska l’esercito americano lavora da anni a un programma di ricerca scientifica e militare sulla ionosfera. Si tratta di Haarp (High frequency active auroral research program) una installazione militare per la ricerca sulla manipolazione ionosferica, sui campi elettrostatici e su altri sistemi in grado di modificare l’ambiente. Tale programma potrebbe essere considerato il proseguimento di alcuni tentativi posti in essere fin dagli anni 60. Le prime prove furono fatte in Vietnam, ove effettivamente, grazie a dei processi fisico-chimici, si cercò di creare delle condizioni estreme: nel 1967 gli americani riuscirono a propagare le piogge torrenziali monsoniche fino alle basi dei loro avversari, versando una sostanza chimica al di sopra delle nuvole. Sebbene sia stato accertato che Haarp modifichi profondamente la ionosfera, non esistono tuttavia prove ufficiali che il suo obiettivo sia la manipolazione del clima per scopi militari.
Di fatto, però, si riscontrano sempre più frequentemente esperimenti di manipolazioni climatiche, così come può essere verificato su diversi articoli nel web. Senza entrare nel merito della 'bontà' di tali articoli, non si può ignorare che il fenomeno della manipolazione climatica esista anche se non sono esplicitamente evidenziati gli obiettivi che si vogliono raggiungere; tutti però sono concordi nel ritenere che, in futuro, chi controllerà il clima sarà in grado di dominare sul mondo intero. In sostanza, la capacità di innescare un fulmine e dirigerlo su un determinato obiettivo, così come l’essere in grado di modificare la traiettoria delle correnti di flusso dell’atmosfera, alterando modelli meteorologici globali quali la siccità e le precipitazioni, non sembra essere fantascienza, ma una possibilità che sta sempre più assumendo caratteristiche reali. Saranno in grado Enas e Abbanoa di raccogliere questa sfida? Per intanto facciamoci sopra una grassa risata…
Gianni Sulis – Generale di Divisione in congedo
(admaioramedia.it)
11 Comments
Bachisio Mura
Dura realtà.
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