“Il santo è un vero uomo perché aderisce a Dio e quindi all’ideale per cui è stato costruito il suo cuore”. Ogni volta che incontravo fra’ Lorenzo questa definizione di santità, data da don Luigi Giussani, mi tornava nel cuore. Era questo, in fondo, che il frate laico di Sardara ha continuato a descrivermi – più che a raccontarmi – nelle lunghe conversazioni che abbiamo avuto.
La mèta cui puntava era esattamente questa: aderire al disegno che Dio aveva su di lui, e questa indicava agli altri come ideale da raggiungere, come tensione da vivere nel quotidiano. La sua vita descrive letteralmente un percorso, un cammino di purificazione fatto di scoperte personali che oggi rileggono nelle sue parole anche teologi che hanno fatto studi molto approfonditi. Lui, con semplicità, quando raccontava di sé e della sua fede, parlava della scoperta – nella sua esistenza – di concetti a cui gli studiosi di teologia nei loro trattati danno nomi complessi.
Aveva l’ansia tipica dei missionari: gli interessava far arrivare a tutti il messaggio che gli aveva cambiato la vita e che lui aveva sperimentato in particolare nel rapporto con il beato fra’ Nicola da Gesturi. Sono sempre stato convinto che fosse questo, in fondo, il motivo per cui non si è mai sottratto a nessun giornalista che, con qualunque mezzo, volesse intervistarlo: anche il più bizzarro dei colleghi ha sempre trovato la porta spalancata da fra’ Lorenzo. In rete, anche su whatsapp, gira da tempo una sua benedizione. Si è sempre fatto riprendere, anche quando ha cominciato a stare male: all’attivo, oltre agli scritti, anche documentari e film. Resto convinto che avrebbe sorriso anche di quelli – e non sono stati pochi – che hanno voluto un selfie accanto alla sua salma. Certamente non li avrebbe allontanati.
Fra’ Lorenzo è soltanto l’ultimo di una lunga fila di frati laici (cioè non sacerdoti) che si mostrano disponibili all’ascolto dei cagliaritani che, di volta in volta, riconoscono in uno di loro un ruolo e una capacità speciali. Da sempre il convento dei cappuccini è mèta incessante di tanti che cercano una parola di conforto, un aiuto, una benedizione: quel luogo, che conserva le spoglie mortali di un servo di Dio, di un beato (fra’ Nicola da Gesturi) e di un santo (Ignazio da Laconi) è uno dei polmoni spirituali di Cagliari e conserva immutato il fascino di una fede semplice, genuina, offerta a tutti.
Una volta, quando ero direttore del settimanale diocesano di Cagliari, conversavo con fra’ Lorenzo sulla differenza tra fra’ Nicola e fra’ Nazareno. Ci pensò un po’, e mi disse sorridendo che per rispondermi sarebbe stato sufficiente ripensare ai loro funerali. Gli chiesi cosa intendesse e lui mi rispose, più o meno: “In entrambi i casi c’erano tantissime persone. A quello di fra’ Nicola – soprannominato in vita ‘frate silenzio’ – stavano tutti zitti. A quello di fra’ Nazareno c’era un chiasso insopportabile”. Ci ho ripensato mentre il vescovo di Ozieri incensava la sua bara: il funerale di fra’ Lorenzo si è svolto sotto la pioggia incessante, che da sempre per i cristiani (e non solo per gli agricoltori di qualunque fede) è sinonimo della benedizione di Dio. E si è svolto in una semplicità eccezionale: la benedizione e la semplicità che hanno accompagnato la vita di Benvenuto Pinna da Sardara, per tutti più semplicemente fra’ Lorenzo.
Sergio Nuvoli (foto da “Capuccini Tv)
(admaioramedia.it)