Dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato la Finanziaria regionale 2016, pronunciandosi sul ricorso presentato dal Governo per un articolo della Legge e dichiarando l’illegittimità dell’intero provvedimento legislativo, nonostante l’assessore regionale del Bilancio, Raffaele Paci, abbia detto di aver già provveduto a sanare la situazione, si è aperto il tiro al bersaglio che lo vede come indiscusso protagonista.
Tra i primi a scatenarsi, proprio uno dei partiti che fino a poche settimane fa sosteneva l’Esecutivo Pigliaru: “In data odierna finisce la presunzione di competenza del professor Paci – ha scritto in una nota la segreteria dei RossoMori – Ripetute e documentate le nostre critiche sulla conduzione della vertenza entrate da parte sua e la sua disinvolta gestione della politica di bilancio. La conduzione Paci ha arrecato danni permanenti con minori entrate; con le manovre messe in opera per coprire la gestione errata, continuata con pervicacia oltre ogni limite di ragionevolezza. Il presidente Pigliaru revochi l’incarico al prof Paci”.
Più attese la reazioni, numerose, dei consiglieri dell’opposizione: “Un disastro annunciato, figlio del fallimento della vertenza sulle entrate erariali e del patto scellerato Paci-Padoan con cui la Giunta regionale ha rinunciato a rivendicare le risorse che lo Stato deve alla Sardegna – ha commentato il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni – Abbiamo detto e ripetuto in ogni sede che la rinuncia alle entrate erariali, abbinata all’introduzione del pareggio di bilancio, avrebbe portato la Regione alla bancarotta”.
Per Ugo Cappellacci, coordinatore regionale di Forza Italia, “non solo la Sardegna non ha la Finanziaria per il 2017, a causa dei ritardi della Giunta regionale, ma vede travolta da una sentenza dei giudici costituzionali anche quella per il 2016. C’è il tanto per un bel cappello da asino per una Giunta che impartisce lezioni agli altri, ma colleziona figuracce: dall’accordo patacca al ritiro dei ricorsi promossi da noi, passando per la vicenda dei 700 milioni l’anno scippati da Renzi, fino ai due maxi mutui con cui hanno indebitato i sardi pur di non pretendere da Renzi il maltolto. Basta coi pasticci: si dimetta e chieda scusa ai sardi per le sue azioni da dilettante allo sbaraglio”.
Anche Alessandra Zedda, vice-capogruppo di Forza Italia, ha parlato di accordo-patacca sul patto di stabilità: “Insieme alla questione riserve, allo scippo degli accantonamenti e al cosiddetto disavanzo tecnico, una serie di errori, che noi abbiamo sempre denunciato, trovandoci di fronte all’ottusa chiusura di chi pensava di avere la verità in tasca. I fatti hanno sempre smentito la retorica trionfalistica di un esecutivo che arriva a metà mandato senza una Finanziaria per l’anno in corso e con una Finanziaria bocciata dalla Corte costituzionale, con motivazioni di una gravità che non si vedeva dai tempi della Giunta Soru”.
“Una sentenza che conferma tre anni di nostre denunce sui conti della Giunta regionale – ha aggiunto Ignazio Locci (Forza Italia), vicepresidente del Consiglio regionale – Abbiamo provato a ricondurre a ragionamenti logici e matematici un esecutivo che si è autoconvinto della propria falsa propaganda. Il pareggio di bilancio è stato esaltato come il grande traguardo dell’esecutivo, ma si è rivelato solo l’altare sul quale i baroni della Giunta regionale hanno sacrificato centinaia di milioni di entrate che spettavano alla Sardegna e un monumento al fallimento politico del centro-sinistra. E’ la giornata giusta per le dimissioni di chi non ha ancora presentato la Finanziaria 2017 e si è visto bocciare sonoramente quella del 2016”.
Infine, l’europarlamentare Salvatore Cicu: “Stiamo assistendo ad una gestione finanziaria a dir poco inadeguata. L’ennesima bocciatura da parte della Corte costituzionale è la prova di un vuoto di competenze e di una capacità rappresentativa inaccettabile. La Sardegna ha testato in questi anni l’inesperienza tecnica e politica di una classe dirigente lontana dalla realtà e dalle giuste competenze governative. E non c’è solo l’essere ostaggio del Governo nazionale, ma anche un preoccupante livellamento verso il basso delle politiche governative”. (red)
(admaioramedia.it)