Maialetto sì, maialetto no. Il dibattito che ha appassionato i tanti cultori della prelibatezza isolana è arrivato al termine. Il maialetto sardo andrà a Milano a rappresentare l’agroalimentare dell'Isola durante l’Expo 2015, il Ministero della Salute è stato convinto dalle garanzie offerte dalla Regione, con controlli e certificazione degli allevamenti.
“Si tratta di un primo passo importante, che ci spinge a lavorare ancora di più per permettere a tutte le carni suine sane e termizzate di varcare i confini dell’Isola e conquistare i mercati nazionali ed esteri – ha commentato l’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi – In Sardegna sono presenti aziende suinicole che rispettano i più alti standard di allevamento in biosicurezza e fa piacere che anche a Roma ne abbiano tenuto conto. Ora abbiamo la sfida più importante da vincere: eradicare la peste suina africana e fare in modo che un comparto dalle enormi potenzialità non sia più la Cenerentola del Mediterraneo.”
Soddisfazione anche da parte di Coldiretti: "Finalmente una buona notizia per il comparto suinicolo – ha detto Battista Cualbu – Un evento oggi straordinario che speriamo diventi presto la normalità. Adesso bisogna lavorare in sinergia e seriamente per debellare la peste suina e ricostruire un comparto che in oltre 35 anni è stato praticamente eliminato.”
Dalle file di Forza Italia, invece, è arrivato compiacimento, ma con una puntualizzazione sul comportamento del Ministero: “Esprimo soddisfazione, ma denuncio le gravi responsabilità di un Ministero che, pur avendo la soluzione davanti agli occhi, l’ha ignorata per mesi ed è arrivato ad una decisione positiva solo a ridosso dell’evento – ha evidenziato Ugo Cappellacci – La soluzione era già pronta, perché nell’agosto del 2013 fu proprio il Ministero della Salute a dare via libera all’export e a rispondere positivamente a una nota dell’Assessorato della Sanità, ad autorizzare il protocollo sanitario redatto dall’organismo regionale che prevede le modalità operative da attuare negli allevamenti, negli stabilimenti di macellazione e di produzione di salumi e carni suine cotti.”
Valutazione confermata dal collega Oscar Cherchi, ex assessore all’Agricoltura: “Se a Roma avessero indirizzato più proficuamente questo eccesso di zelo avrebbero risolto il problema rapidamente e senza causare inefficienze. Mentre il Governo è stato di manica larga per consentire l’arrivo di cibi espressamente vietati nell’Unione europea e il ministro Martina brindava all’arrivo del katsuobushi giapponese, si è inutilmente irrigidito su un prodotto per il quale erano già previste modalità già approvate dal Ministero della Salute. Qualcuno a Roma dovrebbe chiedere scusa e adottare tutte le soluzioni per recuperare il ritardo per l’ingiusta esclusione”. (red)
(admaioramedia.it)