L’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu, ha elaborato la terza bozza della Riforma: “La sfida che ci siamo posti è quella di puntare alla massima valorizzazione delle Unioni – ha detto – Gli unici livelli di elezione diretta rimangono i Comuni e la Regione, il resto sarà oggetto di elezione di secondo livello. Così viene valorizzato il ruolo dei sindaci. L'idea di fondo è quella di semplificare il sistema istituzionale, esaltando il ruolo dei Comuni in particolare attraverso le loro Unioni".
I gruppi consiliari di opposizione si sono riuniti per esaminare la nuova veste del ddl di Riforma degli enti locali, oggetto di tante discussioni, e quindi continue modifiche, all’interno della maggioranza di centrosinistra. “Non c’è alcuna possibilità di intesa, neanche un confronto su una bozza di pseudoriforma che ignora le esigenze dei territori e dei cittadini – ha detto Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia – Non ci interessa una bozza tesa solo a salvaguardare qualche feudo politico e siamo convinti, come già sottolineato dall'Anci, che occorra un dibattito aperto, partecipato. Visto che sul punto la Giunta è stata carente, sia la Commissione ad andare nei territori e farsi portavoce di sindaci e comunità che devono essere il vero fulcro della nuova architettura amministrativa sarda. La centralità dei Comuni è per noi il tema centrale ed irrinunciabile, la Sardegna tutta è un sistema metropolitano, fatto di territori che possono esprimere, ciascuno nel proprio ruolo, potenzialità e politiche di governo del territorio”.
Anche il coordinatore regionale dei Riformatori, Michele Cossa, ha sottolineato la litigiosità del centrosinistra: “Le liti e i continui accordi al ribasso all’interno della maggioranza stanno producendo un solo risultato: una riformina degli enti locali che non cancella le Province, complica e non semplifica il rapporto tra istituzioni e cittadini. Ci sono forze all'interno della maggioranza di Pigliaru che vogliono tradire la volontà dei Sardi. Ancora una volta si rischia di fare una riforma che renderà più difficile e intricata la Pubblica amministrazione. Anche la configurazione che viene data alle Unioni dei Comuni ci lascia alquanto perplessi. Semplificare radicalmente il sistema e andare decisamente verso una riduzione della spesa improduttiva: le Province devono scomparire del tutto e i compiti attualmente svolti dagli enti intermedi devono andare ai Comuni e alla Regioni”.
“Una riforma quanto di più lontano possibile dagli interessi dei cittadini e dei territori. Dopo 10 mesi, questo disegno di legge con tre versioni da inizio legislatura presentate, ritirate e stravolte, sembra uno zombie che si risveglia”, il commento lapidario di Paolo Truzzu e Gianni Lampis, consiglieri regionale di Fratelli d'Italia-An. “I nostri amministratori locali – hanno aggiunto gli esponenti di FdI, che nello scorso fine settimana, a Tramatza, hanno riunito i propri quadri – hanno bocciato senza appello questa riforma, da nord a sud, passando per la Sardegna centrale. Svilisce il ruolo dei Comuni, rischiando di creare mostri giuridici senza anima e senza controllo.”
“L’unica certezza di questa riforma è che regna la confusione, che alimenta tantissimi dubbi – hanno sottolineato i consiglieri regionali di Area popolare, Gianluigi Rubiu, Giorgio Oppi, Peppino Pinna e Gianni Tatti – Abbiamo ascoltato le esigenze dei Comuni su un progetto che andrebbe a schiacciare i piccoli centri. La riforma dovrebbe essere orientata a garantire maggiore autonomia ai Comuni, non si può sopprimere la loro identità locale, che dovrebbero essere il perno della riforma e la prima cellula delle autonomie. Le tre versioni sono un sintomo di assoluto caos nella maggioranza. Non si comprendono i vantaggi delle Unioni dei Comuni e la Città metropolitana e l’Area vasta sembrano incardinate verso un’egemonia insensata, che sfavorirebbe gli altri territori. Meglio prevedere due città metropolitane al sud e al nord, senza sottrarre risorse ai piccoli centri”. (red)
(admaioramedia.it)
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