Accade raramente che una lettura di giornali mi elettrizzi tanto quanto la scorsa settimana. Leggevo su alcune testate giornalistiche online: “La Sardegna è fermamente impegnata nel processo di decarbonizzazione, come dimostrano gli investimenti della Giunta, su efficienza energetica, smart grid, accumulo e mobilità elettrica”. Così il presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru, intervenuto al 4° convegno “Isola dell’energia – Sardegna leader del Gnl nel Mediterraneo”. (…) “Nel contempo – ha proseguito – con altrettanta convinzione e determinazione, gestiamo la transizione energetica all’interno della quale il metano, come avviene ovunque nel mondo, svolge un ruolo temporaneo ma fondamentale”.
Aprendo la tavola rotonda organizzata nel corso della due giorni, l’assessora dell’industria, Maria Grazia Piras, chiosava: “Abbiamo fatto una scelta importante all’interno di un Piano energetico che prevede tante azioni, dall’efficientamento alla mobilità elettrica, alle energie rinnovabili. Il metano è una fonte di transizione indispensabile per abbandonare gradualmente il carbone, con effetti significanti sul fronte ambientale; tutti gli indicatori dicono che non potremo farne a meno per i prossimi trent’anni… Questa è la scelta giusta – ha detto ancora – è una grande opportunità per le nostre imprese, ma anche per i nostri giovani perché quello dell’energia è un settore in continua evoluzione e nel quale nascono professionalità sempre più nuove“. Parole, parole, parole. Un sacco di parole. Cenere in bocca, sale negli occhi.
È una vera tortura leggere e rileggere tali dichiarazioni. Non so in che realtà vivono i nostri rappresentanti politici e tanto meno conosco gli indicatori a cui si riferisce l’assessora Piras, penso però, che sia giunto il momento di dire basta con queste parole allusive, non se ne può più. Penso, invece, che sia il momento di riflettere, di prendere coscienza, di cambiare prospettiva. Pensare non solo a quello che diciamo ma a quello che causiamo. Non è certo sbagliato pensare a nuove prospettive per i nostri giovani, ad un futuro più roseo per il territorio e più green per l’ambiente. Ma cercare di presentare il metanodotto come “una scelta giusta per rilancio imprese e risparmio per cittadini“, Maria Grazia Piras docet, significa fantasticare, puro irrazionalismo e incompetenza cronica. Decisamente fuorviante. È noto che il metano è fonte di energia fossile, come il carbone e il petrolio , il cui uso comporta l’emissione di CO2 e di altri inquinanti atmosferici, anche se in misura inferiore rispetto agli altri combustibili.
Stando ai dati del Piano energetico ambientale regionale, in Sardegna le fonti di produzione energetica sono per il 78% da termoelettrica, eolica per l’11%, bioenergie per il 5%, fotovoltaico 5%, e idroelettrico 1%. La fonte termoelettrica viene originata al 42% con il carbone, 49% derivati dal petrolio e il 9% da biomasse. L’utilizzo del metano sarebbe conveniente sul piano ambientale ed economico, qualora sostitutivo del carbone o dei derivati del petrolio. Intanto, si parla di far ripartire Portovesme a carbone… alla faccia del processo di decarbonizzazione, signor Presidente! In considerazione del fatto che oltre il 46% dell’energia prodotta in Sardegna non viene usato nell’isola e viene esportato, la domanda che si pone è: in che misura la metanizzazione della Sardegna giova ai sardi? Con circa 600-620 milioni di metri cubi all’anno (fonte Piano energetico regionale) il metano non sarà un grande mercato, ma alettante di sicuro. Specialmente alle speculazioni anche perché non lascia indifferenti l’importo complessivo di 1 miliardo e 600 milioni di euro circa dei lavori per la realizzazione dei depositi costieri e della rete di distribuzione. L’affare l’hanno fiutato due società (naturalmente non sarde, ma questo è un’altra storia) la società Gasdotti Italia s.p.a. e la Snam Rete Gas s.p.a., che sono partite alla carica e presentato istanza per avviare rispettivi procedimenti di valutazione ambientale (Via) uno per il progetto del tronco centro-meridionale: rispettivamente datati 2 maggio 2017 per la Gasdotti Italia e 23 giugno 2017 per la Snam Rete Gas, e l’altro datato 26 giugno 2017 solamente per la Gasdotti Italia e per il tronco centro-settentrionale.
Un modus, una prassi furbesca questa divisione di un unico progetto per attenuare il previsto impatto ambientale e chiaramente vietata secondo la giurisprudenza comunitaria e nazionale. Alla luce di questi dati e in presenza di altri scempi ambientali programmati, mi sento di dire basta signori. Basta! Non se ne può più. È tempo di smettere di guardare alla nostra tartassata, deturpata isola attraverso gli occhiali dei mercati dei capitali, la logica delle banche, dei fondi del Qatar. Ne abbiamo avuto abbastanza. Un futuro più roseo e più green per l’ambiente passa innanzi tutto per la bonifica ambientale dei vecchi siti dismessi; tema questo cruciale e imprescindibile per valorizzare il patrimonio industriale. E grazie a questo processo di ammodernamento e riqualifica degli impianti esistenti, le ricadute sul territorio saranno concrete sul medio e lungo periodo generando posti di lavoro. Inoltre generando siti tecnologici per avviare buone pratiche di riusi e valorizzazione degli scarti e rifiuti per la produzione di biocombustibili, materiale edile ed energia. Un circolo virtuoso e in grado di fare scuola, coinvolgendo anche centri di ricerca, e in grado di contribuire all’affermazione di un modello energetico più green, più ecocompatibile per davvero. Ma questo i nostri politici non lo vogliono fare o fanno finta di non capire.
Pietro Casula (Neuss, Germania) – Movimento per la Sardegna-Sardi nel mondo
(admaioramedia.it)