L’azienda Chicco, con risaputo interesse commerciale nella vendita di prodotti per l’infanzia, è stata accusata con gli ormai inflazionati epiteti di “fascismo” e di “omofobia” per il suo spot che incita gli italiani ad avere più figli.
Ancora una volta i portatori della cultura della morte, della ‘non vita’, della negazione dell’identità, del riconoscimento di legge contro natura si sono fatti sentire utilizzando le grancasse del mainstream mediatico. Questo popolo del politicamente corretto, che patologicamente ha visto nello spot un’offesa a coloro i quali figli non possono averne, è lo stesso popolo che strenuamente partecipa alle manifestazioni per i diritti degli omosessuali ad avere figli, comprando gameti o con l’utero in affitto e con la stessa tenacia si batte per combattere l’obiezione di coscienza negli ospedali, nei consultori, nelle farmacie, o in qualunque luogo ci possa essere una battaglia per la vita. È lo stesso popolo numeroso che si inasprisce contro Salvini, considerato il colpevole per i bambini che muoiono nelle traversate dall’Africa all’Italia, ma è impassibile per tutti quelli che vengono abortiti negli ospedali pubblici e cliniche private, anzi in questo caso uccidere è un diritto inalienabile.
Sotto questo punto di vista, la Sardegna è davvero una regione all’avanguardia tra le regioni che permettono alle madri di poter uccidere in grembo i propri figli. Dai dati del rapporto “Verso i 40 anni dalla Legge sull’aborto” dell’Istat per il Ministero della Salute, si scopre che solo nel 2016 in Sardegna sono stati praticati 1.861 aborti su 10.447 nuovi nati, con un rapporto di 178 aborti ogni 1.000 nati, e che la Sardegna ha la percentuale più alta di aborti in tutta Italia oltre la dodicesima settimana di gestazione, le cosiddette “interruzioni di gravidanza terapeutiche”. In Sardegna oltre l’80% delle strutture con reparto di ostetricia e/o ginecologia pratica l’aborto, anche questo parametro classifica la regione tra quelle in cui si ha la minor incidenza degli obbiettori di coscienza. Tante cliniche private, soprattutto a Cagliari, nonostante portino nei loro nomi quelli di sante della chiesa, che avevano reparti di ostetricia e ginecologia, hanno chiuso l’ostetricia e mantenuto l’abortificio con decine di interventi. Oltretutto, nel 2017, per l’Isola ‘maglia nera’ per le nascite: 6,1 ogni mille abitanti contro una media nazionale di 7,6.
Questi dati mostrano, se ce ne fosse ancora bisogno, che la Sardegna avrebbe bisogno davvero di interventi di quelli auspicati dallo spot della Chicco, e soprattutto che le madri sarde, almeno quelle non accecate dall’ideologia dei diritti, abbiano risorse e opportunità, rese disponibili anche da politiche per la natalità della Regione Sardegna, per poter far nascere e crescere i propri figli.
Energhia
(admaioramedia.it)