Dopo la trovata del doppio libretto per gli studenti che soffrono di disforia di genere (disturbo dell’identità di genere), l’Università di Cagliari ha rilasciato 12 ‘passaporti europei universitari’ per rifugiati e richiedenti asilo. Un progetto ideato dal Consiglio d’Europa, prontamente sostenuto dal rettore Del Zompo, primo Ateneo in Italia.
Secondo la Convenzione di Ginevra del 1951, revisionata nel 1967, all’articolo 1 viene stabilito che è rifugiato “chiunque nel giustificato timore d’essere perseguitato per ragioni di razza, religione, cittadinanza, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato; oppure chiunque, essendo apolide e trovandosi fuori dei suo Stato di domicilio in seguito a tali avvenimenti, non può o, per il timore sopra indicato, non vuole ritornarvi”: in questi casi si può riconoscere il diritto delle persone a chiedere l’asilo dalle persecuzioni in altri paesi.
I destinatari dei passaporti sono giovani, tra i 20 e i 35 anni, provenienti dalla Guinea, dalla Nigeria, dal Mali, dal Marocco, dal Pakistan, dall’Algeria, dal Camerun e dalla Costa d’Avorio, che nei giorni scorsi hanno superato le verifiche. Senza entrare nel merito del lavoro dei ‘verificatori’, soggiunge una domanda: che guerre ci sono in quei paesi? A meno che, escludendo che si tratti di rifugiati per ragioni di razza, non siano perseguitati per la loro religione. Quindi, siano tutti cristiani, come quelli che vengono normalmente sgozzati dai musulmani in Nigeria. O forse, come si deduce da altre fonti universitarie, siano semplicemente immigrati con lo status di richiedenti asilo, che, per come vanno le cose in Italia, tra ricorsi e controricorsi potrebbe stare in questa situazione fino a cinque anni.
Gli esperti valutatori del Cimea (Centro di informazioni sulla mobilità e le equivalenze accademiche) e di una commissione internazionale, hanno preso in esame casi di rifugiati o richiedenti asilo, che non dispongono della documentazione necessaria per poter dimostrare il possesso di un titolo di studio. I dodici ragazzi selezionati avrebbero conseguito un titolo di scuola secondaria o universitario nel loro Paese e sognano di poter proseguire gli studi nell’Ateneo cagliaritano o in un’altra università europea, ammesso che gli altri Governi accettino la redistribuzione degli immigrati che hanno avviato la richiesta di protezione in Italia.
Ben venga la solidarietà e la spinta all’integrazione, togliendo dalle strade, dallo spaccio e dalla prostituzione, almeno dodici giovani con un minimo di istruzione che, ingannati dalle mafie e dai trafficanti di uomini, vengono in Italia alla ricerca di un futuro migliore, ma che sicuramente potrebbero essere molto più utili nei loro paesi d’origine.
Energhia
(admaioramedia.it)