È ormai da settimane che nel parco di Molentargius brucia una vecchia discarica pregna di gas combustibile, noto appunto volgarmente col nome ‘gas di discarica’, che molti chiamano col nome più moderno di ‘biogas’. Nelle discariche controllate, come ad esempio quella di Serdiana, l’estrazione del biogas avviene mediante pozzi verticali, posizionati nel corpo della discarica e collegati mediante una rete di tubi ad un sistema di aspirazione, il biogas captato dai pozzi verticali ed inviato ad una centrale di cogenerazione, per produrre energia elettrica e calore.
Questo non accade nelle centinaia di discariche presenti in prossimità dei centri abitati della Sardegna, dove fino agli anni ’90 ciascun comune conferiva i rispettivi rifiuti solidi urbani senza alcuna differenziazione, e che ora, con il gergo giornalistico, rappresentano delle vere e proprie “bombe ecologiche” sommerse da un velo di terra, e che potrebbero essere incendiate esattamente come sta accadendo all’ex discarica di Molentargius, e dove la combustione proseguirà fino a che il biogas e la parte residua combustibile dei rifiuti solidi urbani (plastica, legnami, rifiuti tossici ecc.) non si consumerà.
A Molentargius il pericolo e i rischi sono evidenti, si respirano nell’aria, le scuole di via Turati a Quartu Sant’Elena sono state chiuse, l’odore acre si sente fino a Monserrato, Selargius e cittadine limitrofe. Non c’è la caccia al colpevole di tutto ciò, come normalmente accade per i presunti rifiuti radioattivi dei poligoni, l’inquinamento delle aree industriali di Portovesme e Porto Torres, il mercurio, l’arsenico, il cadmio e altri metalli pesanti che si presume essere provenienti dalla miniera d’oro della “Sardinia Gold Mining” sotto la 131 e così via.
Per Molentargius nessun movimento di protesta nei confronti dei responsabili dell’inerzia delle Amministrazioni competenti, in primis i Comuni facenti parte dell’Ente Parco Molentargius, ben consapevoli della presenza di una discarica incontrollata non hanno dato seguito ad alcun intervento di caratterizzazione e bonifica messa in sicurezza, come previsto dalla normativa vigente. E’, infatti, facile riempirsi la bocca di ambiente e sostenibilità e poi non si interviene dove c’è un degrado ambientale da terzo mondo e, nonostante i cospicui fondi messi a disposizione dall’Ue, non si riesce a programmare alcun intervento concreto.
Energhia
(admaioramedia.it)