E’ stata invitata dal settimanale “L’Espresso” a parlare, in un’intervista confusa e sconclusionata, sull’argomento ormai stantio di fascismo e antifascismo, probabilmente considerando che Michela Murgia possa rappresentare una parte degli italiani che ancora leggono quel giornale oppure che lo leggevano e potrebbero riacquistarlo per leggere le sue ‘perle’ contro la deriva populista e razzista.
Effettivamente esiste una fetta di popolazione che può essere rappresentata da Murgia, è quella come lei, che nel tempo si è completamente scollata dalla realtà, che deve continuare a combattere contro il fascismo in assenza di fascismo e contro il razzismo in assenza di razzismo.
Eppure era partita bene. Nessuno conosceva la scrittrice di Cabras, lavorava nel call center della multinazionale del robot da cucina e della scopa elettrica, da quel lavoro e della sua esperienza personale ne ha ricavato un libro sullo sfruttamento economico e la manipolazione psicologica a cui erano, e sono maggiormente oggi, sottoposti i lavoratori precari del porta a porta. Poi, è passata dal suo primo libro, dove denunciava le piaghe dei lavoratori del nostro tempo, la distruzione delle tutele sociali, il precariato e la disoccupazione, alla posizione attuale, dove è schierata proprio dalla parte di chi ha causato ciò che lei denunciava.
Michela Murgia, oggi, rappresenta quella minoranza che rifiuta la sconfitta elettorale delle elezioni politiche del 4 marzo 2018, e che democraticamente è stata messa in una posizione priva di potere decisionale. Per questo mostra rabbia, frustrazione, impotenza e profonda disonestà intellettuale; per questo sbraita e insulta. Rappresenta, non è ben chiaro a quale titolo, l’élite intellettuale che pensa di dover/poter educare il popolo rozzo, quello che ha ancora diritto di voto e che, secondo l’élite, vota senza sapere, senza conoscere.
Michela rappresenta i buonisti da salotto, i radical chic che evidenziano come senza i migranti non avremmo chi raccoglie i pomodori a 2 euro l’ora e senza tutele, come i migranti fanno i lavori che gli italiani non vogliono fare, che i migranti ci pagheranno le pensioni, senza rendersi conto che queste sono intrinsecamente affermazioni schiaviste e razziste. Però, un’idea brillante l’ha avuta: “Rivolgersi ai minori che hanno ricevuto il diritto d’asilo in Italia e che potrebbero essere ospitati da famiglie o singoli. Prendiamoceli a casa nostra. Se lo facessero gli ultimi venti ‘Premi Strega’, tapperebbero la bocca a tutti… mettendo il nostro privilegio a disposizione di chi è in difficoltà”. Non è superfluo sottolineare che Michele Murgia non è tra questi ultimi venti vincitori. Avesse citato il ‘Premio Campiello’ (vinto nel 2010 con il libro “S’Accabadora”), anche lei avrebbe potuto ospitare uno di questi minori. Insomma, ‘ribelliamoci e ospitate’.
Energhia
(admaioramedia.it)
2 Comments
Marius Ioan Vasilescu
Che sfiga, non si può vincere sempre…
Lore Ferretti
Ottimo articolo, l’ho condiviso. Bravi.