La chiusura dell’ospedale Marino, associata al trasferimento definitivo dell’ospedale San Giovanni di Dio, priva Cagliari ed hinterland (450mila abitanti circa) di un Pronto soccorso, importantissimo come quello del Marino, addirittura di due, in attesa che il Pronto soccorso del San Giovanni di Dio, trasferito al Policlinico di Monserrato, operi a pieno regime.
Inoltre, bisogna considerare un altro aspetto molto importante: anche se il Pronto soccorso del Policlinico fosse a regime, stante a mancanza di molti reparti specialistici, il Brotzu, il SS. Trinità ed il Marino, fino a che sarà attivo, dovranno continuare a garantire la maggior parte dei ‘codici rossi’ (politraumatizzati, neurochirurgici, ortopedici, neurologici, neuroriabilitativi). Quindi, nonostante le più alte tecnologie, inaugurazioni maestose di padiglioni e reparti modernissimi, il Policlinico non rappresenta, ancora, l’ombelico della sanità sarda, così come proclamato dal Direttore generale.
Intanto, tutti sono in attesa di vedere il raddoppio del numero di posti letto di rianimazione (dai 4 attuali ad otto, quando?), oltre al tanto sbandierato ‘ritorno a casa’ di quei reparti che ancora sono operativi presso i diversi Presidi cagliaritani (per esempio, ortopedia, urologia, clinica psichiatrica, pediatria), che sarebbe sicuramente di grande supporto. Poveri cittadini sardi, non solo metropolitani, se non fossero operativi gli altri presidi. Purtroppo, un primo passo è stato già compiuto col recente trasferimento, al San Michele-Brotzu, del reparto di Neurochirurgia. Effetti positivi? Ancora da verificare. Sicuramente uno negativo si è registrato: sono stati ridotti i posti letto totali, a Cagliari, dedicati alla neurochirurgia. Poco o niente si sa del destino della Rianimazione a cui si aggiungono le incertezze circa la sorte di Unità spinale, Camere iperbariche, Chirurgia della mano, Ortopedie e Chirurgia d’urgenza.
Una domanda sorge spontanea tra gli addetti: è possibile che, tra i tanti Presidi sparsi sul territorio isolano, alcuni dei quali simili a grandi poliambulatori, proprio dal Marino di Cagliari bisognava iniziare lo smantellamento? Stupisce il fatto che Addirittura siano state ‘trovate’ le risorse per costruire un nuovo ospedale: 70 milioni per il presidio di San Gavino Monreale. Assolutamente inutile: gli abitanti possono raggiungere facilmente i grandi ospedali di Cagliari e/o il San Martino di Oristano che, al contrario, sono stati fortemente penalizzati. Quanto sia difficile assicurare la migliore assistenza anche alla luce di questa riforma, è stato sicuramente sperimentato la scorsa estate, quando si è dovuto far fronte ad un popolazione nettamente superiore agli altri periodi dell’anno. Ne sanno qualcosa coloro che sono in prima linea (118, Pronto soccorso, rianimazioni, chirurgie d’urgenza) e, naturalmente i pazienti che ne hanno subito le conseguenze.
E’ lecito pensare che anche la chiusura del Marino, così come l’individuazione delle sedi di Ats ed Areus a Sassari e Nuoro, sia stata oggetto di uno ‘scambio politico’ che, purtroppo ha visto del tutto inermi e ‘distratti’ i consiglieri regionali dell’Area metropolitana e, data la presenza tra loro di alcuni medici, viene da pensare che siano anche incompetenti, presuntuosi ed arroganti. Non si spiega altrimenti la loro inerzia a fronte di una difesa strenua che, invece, è stata intrapresa dagli altri consiglieri a difesa del proprio territorio (bacino elettorale) da Alghero a Lanusei, da La Maddalena al Medio campidano. Non resta che sperare negli elettori (soprattutto di Cagliari ed hinterland), che possano ripagarli con ‘merito’ alle prossime elezioni regionali del 2019.
Doctor House – (6^puntata… segue)
(admaioramedia.it)