L’ombra del voto segreto sulla riforma della Legge Statutaria regionale, che prevede la doppia preferenza di genere, terrà il mondo politico in scacco, fino a quando l’aula riprenderà la discussione rimandata la scorsa settimana per mere questioni tecniche. Martedì scorso dal Palazzo di via Roma quasi tutti i partiti, sia di minoranza che di maggioranza, si dicevano sicuri del risultato: la sua approvazione era fuori discussione.
In questa settimana, fatta di rassicurazioni da parte degli esponenti di spicco della politica sarda e di moniti provenienti dal mondo associativo e politico femminile, è nato un nuovo gruppo consiliare in Consiglio regionale. Un gruppo ‘tecnico’ chiamato Sardegna, ad opera di coloro che questa riforma non vorrebbero approvarla. Se i partiti tradizionali si dicevano assolutamente concordi della bontà del provvedimento di adeguamento della legislazione, alcuni membri erano alla ricerca di un escamotage che tornerà utile a tutti: pochi si sono schierati apertamente contro la proposta della doppia preferenza di genere, ma sono tanti i consiglieri regionali (bipartisan) che l’affosserebbero volentieri nel segreto dell’urna. Proprio come accadde nel 2013, poco prima delle elezioni che portarono Pigliaru alla guida della Giunta regionale.
Proprio il Presidente della Regione, nei giorni scorsi, non ha mancato di esternare il proprio plauso e sostegno a favore di quella che sarebbe “una legge giusta ed al passo con i tempi”, guardandosi bene dal rispondere apertamente alla provocazione del forzista Stefano Tunis che, tramite una lettera aperta pubblicata dal quotidiano “L’Unione Sarda”, chiedeva al Professore di avere il coraggio di porre la ‘questione di fiducia’ sul provvedimento, legando la vita dell’Esecutivo isolano (e dunque del Consiglio stesso) all’approvazione della doppia preferenza di genere.
Tutto fa presagire che in via Roma verrà inscenato il siparietto di solidarietà verso il provvedimento, ma nei fatti si assisterà all’ennesima brutta pagina della politica sarda, perché i mandanti dell’omicidio perfetto del provvedimento non saranno noti. Ognuno giurerà davanti alla stampa e nei profili social di aver votato a favore e tenuto fede alla parola data. Il gruppo Sardegna, costituito con l’adesione di Marcello Orrù, Paolo Truzzu, Gennaro Fuoco e Mariano Contu (che però ha precisato: “sarò assente e non parteciperò al voto, ma nessuna volontà di non votare la legge sulla doppia preferenza di genere”), se chiederà il voto segreto, contribuirà a salvare qualche ‘poltrona’ a coloro che non sapevano più a quale santo appellarsi per avere la speranza di bocciare la doppia preferenza e quindi di essere riconfermati nelle prossime elezioni. Il coraggio delle proprie scelte, si sa, non è cosa comune di questi tempi. Almeno il nuovo gruppo, però, sarà coerente con quanto dichiarato ed espresso più volte all’opinione pubblica sarda.
Tigellio
(admaioramedia.it)