Se non si rasentasse la tragedia, o quantomeno il grottesco, ci sarebbe da ridere. Come già previsto, dopo l’approvazione definitiva della ‘grande riforma della Sanità’, non si ha ancora alcuna traccia di efficienza e di buona assistenza sanitaria.
Le notizie di disservizi e difficoltà per i cittadini, che circolano in ogni ambiente sanitario, sono talmente frequenti che hanno perso il carattere di straordinarietà, assumendo quelli di normalità e rischiano di non essere più ‘notizia’ anche per gli organi di informazione ed infatti raramente le ritroviamo in prima pagina, come esempi di malasanità. Oltre ai cittadini, stanno portando alla rassegnazione anche gli operatori sanitari e i giornalisti, all’insegna del pericoloso assunto ‘la sanità di questi tempi non può che essere questa’.
Fa rabbia sentire questi ‘nuovi illuminati’ che continuano a ripetere come questa Riforma avrebbe finalmente rimesso il paziente al centro di ogni attività, che non ci saranno più sprechi in sanità (anzi “risparmi garantiti”), che con gli accorpamenti, i sistemi di Hub e Spoke, la nuova rete ospedaliera, l’Ats e, dulcis in fundo, l’Areus non esistono più pazienti di serie A e di serie B. Una bella fiaba, manca solo il classico finale… e vissero tutti felici e contenti. La realtà, purtroppo per loro, anzi per i Sardi è molto diversa. L’Areus (Azienda regionale per emergenza urgenza), brutta copia della efficientissima Areu lombarda, comincerà ad essere a regime tra non meno di sei mesi (forse…), nel frattempo, però, c’è chi passa alla cassa regolarmente per il lauto incasso mensile. Dell’elisoccorso si sono perse le tracce e… le eliche. Speriamo che nel frattempo qualcuno metta naso e mano al complesso ed inesplorato mondo della associazioni di volontariato afferenti alle due centrali operative 118, che per alcuni rappresentano un sicuro e ricco business sanitario, spesso all’insaputa degli stessi volontari.
E che dire delle grandi manovre della megadirigenza dell’Ats (difficilissima da incontrare, così come i referenti presso le ex Asl), presentata come la migliore sul mercato e perciò di provenienza extraregionale: finora solo blocco quasi totale di forniture, bandi ridotti all’osso, blocco assunzioni, chiusure di servizi (chiedere a celiaci, diabetici, autistici…), ‘decapitazioni’ di primari, pagamenti superdilazionati alle ditte, nomine e deleghe ancora nel cassetto, manutenzioni che dipendono esclusivamente dal budget e, dopo estenuanti trattative con le ditte che hanno ancora in essere i vecchi contratti, vengono garantite grazie al buon cuore dei fornitori. Poche le vere iniziative, tra queste spicca la minaccia di approvare un regolamento di un nuovo orario per la dirigenza medica da rispettare con estremo rigore (incerta la pena). Insomma, i dirigenti medici saranno paragonati agli impiegati e, come fossero semplici amministrativi, ad un’ora precisa dovranno timbrare. E se ci fossero pazienti ancora da visitare? Come in un qualsiasi ufficio, torneranno un altro giorno. Vedremo che succederà, qualora venisse approvato e i medici dovessero applicarlo pedissequamente, e sopratutto quanto durerà.
Hanno anche sbandierato ai quattro venti qualche centinaio di assunzioni tra medici ed infermieri. Eppure, per quasi due anni, l’Assessore, i dirigenti dell’Assessorato e poi il Megadirettore dell’Ats avevano affermato che i dipendenti della sanità in Sardegna erano in esubero e che con la Asl unica avrebbero coperto tutte le carenza delle sedi più periferiche. Però, è successo l’imponderabile. Dopo aver espletato una mobilità pre-concorsuale, un attimo prima della chiusura definitiva degli atti (a graduatoria pressoché redatta), è stato bloccato tutto. Sembra, ma non sono sicuri, che prima si sarebbe dovuto procedere con una mobilità interna, che, date le caratteristiche dell’Asl unica, riguarderebbe tutta la regione a discapito esclusivamente di quei medici sardi che da anni lavorano lontano dai loro affetti e dalla loro terra. Chissà quanti ricorsi sono già pronti. Eppure in Sardegna erano arrivati i supermanager, quelli pagati profumatamente… Per fare queste magre figure, con minore spesa, sarebbero bastati anche dei semplici dirigenti sardi.
A proposito di spesa, un’ultima perla: è stato finanziato, con 300mila euro, un progetto sul problema della fertilità, ovvero sulla diminuzione preoccupante delle nascite. Ci lavora, in Assessorato, un gruppo di studiosi, capitanati da una ginecologa, che finora ha ‘partorito’ alcuni questionari informativi destinati alle scuole e ai ginecologi del territorio. Agli studenti, tra i vari quesiti, si chiede se da grandi vogliano o meno avere figli, mentre dai medici si vuole sapere perché secondo loro i parti sono diminuiti così fortemente. Era necessario spendere 300mila euro per effettuare due sondaggi? Prima del verdetto finale, aspettiamo di leggere le conclusioni.
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(admaioramedia.it)