Poco tempo fa, il Consiglio regionale ha bocciato un emendamento dei Riformatori, sostenitori, peraltro, della Asl unica regionale fin dai tempi della Giunta Cappellacci (oggi avranno qualche certezza in meno sulla bontà di questo modello?), che riguardava il riconoscimento ufficiale dell’Azienda Brotzu come centro di riferimento regionale per l’autismo, la diabetologia e i trapianti.
Ovvia la loro delusione, ma era difficile penare che, di fronte a proposte più che legittime, la ragionevolezza avrebbe prevalso sull’arroganza e la presunzione dimostrata finora dall’attuale governo regionale. “Qualcuno odia il Brotzu?”, è stato chiesto sui social e leggendo le ‘Linee guida regionali’, e i conseguenti Atti aziendali, si potrebbe togliere sena tema di smentita il punto interrogativo. Nel frattempo, la riforma della rete ospedaliera è arrivata in aula al rush finale della votazione e qualcosa si è mosso, apparentemente, e qualcosa è stato ottenuto. Qualcuno potrà dire di essere soddisfatto per aver portato a casa (cioè, il proprio territorio elettorale) un qualche risultato (briciole) da ‘vendere’ nella prossima campagna elettorale per cercare una riconferma. E’ mancata, purtroppo, e non c’è da meravigliarsi, una ferma opposizione da parte di un numero maggiore di consiglieri regionali, soprattutto di coloro che sono stati eletti nel sud Sardegna (nell’area della Città metropolitana) che, magari, avrebbero potuto modificare la struttura generale dell’organizzazione proposta. Invece, hanno partecipato volontariamente allo scempio e al drastico smantellamento della sanità cagliaritana.
Non si spiegherebbero, altrimenti, che le più importanti innovazioni (?) previsti dalla riforma riguardino il tessuto cittadino cagliaritano: dalla chiusura del Marino, al ridimensionamento del Binaghi e all’accorpamento del Microcitemico e Businco al Brotzu. È altrettanto curioso constatare che il principio dell’accorpamento, un cardine della riforma, sia stato applicato pedissequamente e totalmente a Cagliari, solo parzialmente a Sassari, e non sia stato ritenuto valido per tutte le strutture ospedaliere che, seppur con differenti classificazioni, sono state ‘salvate’. In alcuni casi, pur di giustificare l’eccezione (quantificata con un investimento di circa 70 milioni), si è sostenuto il principio inverso all’accorpamento: un nuovo ospedale, non in zona disagiata ed equidistante (40 minuti scarsi da Cagliari ed Oristano), per far valere il principio del decentramento e decongestionare i Presidi delle due città vicine. Complimenti, una ardita arrampicata sugli specchi.
La realtà, purtroppo, è assai evidente: la riforma sarà votata, sicuramente a scrutinio segreto, e ciò favorirà accordi sottobanco, sistema già applicato da questo governo in precedenti votazioni, come la costituzione e scelta della sede dell’Ats, la costituzione e scelta della sede dell’Areus, gli accorpamenti di Sassari e Cagliari. A noi cittadini, spetta subirne le conseguenze e memorizzare tutto per ricordarlo nei prossimi mesi.
Doctor House
(admaioramedia.it)