Una questione di orgoglio, di rispetto e di dignità. A poche settimane dalla fine della campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale e la nomina della nuova Giunta, al centro dell’interesse e delle ragioni del popolo sardo resta vitale come non mai la questione della continuità territoriale aerea e marittima dell’Isola verso il continente. Una faccenda che interessa il lavoro, gli affetti e più in generale l’esistenza di tutti i cittadini sardi, oggi più che mai indignati per l’inaccettabile applicazione di un diritto da tutti riconosciuto sacrosanto eppure offeso e oltraggiato da anni di continui oltraggi, di incessanti tira e molla e di balletti di responsabilità tra autorità locali, governi romani e autorità europee.
Fulcro del dibattito e delle dispute dialettiche della politica di ogni colore e schieramento, oggi il tema della continuità raccoglie attorno alla sua mala applicazione l’unanime dissenso della cittadinanza isolana, sia sul versante aereo che su quello marittimo, raccogliendo intorno al suo nome le proteste indignate di tutti. Un malessere generalizzato che ha indotto di recente il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, a un attacco frontale contro la compagnia di navigazione Tirrenia, annunciando l’intenzione del Governo di porre fine al monopolio della compagnia dell’armatore campano Vincenzo Onorato, accusato di un drastico e ingiustificato aumento dei prezzi. Accuse respinte a stretto giro di posta dal patron del gruppo Moby, indignato da una polemica innescata su una scarsa conoscenza della materia e dalle accuse infondate a carico della Tirrenia di gestire i collegamenti con l’Isola in regime di monopolio: un monopolio in effetti smentito dalla realtà dei fatti isolana, nel cui ambito operano oltre alla società campana anche altre quattro compagnie del calibro di Snav, Gnv, Grimaldi Lines e Corsica Sardinia Ferries. Un annuncio, quello del Ministro, dettato dalla vicinanza della scadenza elettorale per il rinnovo del parlamento regionale sardo oppure un proclama dettato nel nome di una nuova politica dei trasporti da parte del governo Conte? In attesa dei prossimi sviluppi appare ormai certa la stipula entro pochi mesi di una nuova gara in vista di una nuova convenzione: un nuovo patto per la continuità ispirato anche da una nuova attenzione verso il traffico delle merci, vero motore di un rilancio complessivo dell’asfittica economia isolana.
Lasciati al beneficio d’inventario le dichiarazioni d’intenti e i buoni propositi romani, ai conoscitori della materia marittima pare evidente come sia assai improbabile ottenere davvero una soluzione al problema dei rincari delle tariffe lasciando campo libero e briglie sciolte al libero mercato tout court. E’ oramai un dato di fatto che l’interesse degli armatori privati per le tratte da e verso la Sardegna si concentri, in assenza di un incentivo pubblico, soltanto nel periodo estivo del grande afflusso dei vacanzieri. Da qui l’importanza del contributo statale, l’unico strumento capace di affrancare i cittadini sardi (e le merci isolane da esportazione) dalle speculazioni del mercato e quindi da un’impennata dei prezzi dei biglietti.
Del resto, la desolante esperienza quotidiana del trasporto locale insegna che spostare la competenza sulla continuità marittima dallo Stato centrale in capo alla Regione non comporta in automatico l’ottenimento di una migliore erogazione del servizio. Mentre ben altra efficacia avrebbero interventi diretti dello Stato come l’eliminazione dell’Iva a carico dei passeggeri residenti in Sardegna, sulla scorta di quanto attualmente già in vigore per i residenti in Corsica. Un esempio illuminante, quello della Corsica, la cui continuità con il territorio francese prevede per l’utenza il pagamento di una tariffa fissa, equa e prestabilita, e un sovrapprezzo integrativo a seconda della distanza della destinazione transalpina. Qualcuno a Roma ci aveva pensato?
Nicola Silenti
(admaioramedia.it)