A quasi un anno dalle Elezioni politiche, mentre la Sardegna sta per rinnovare il Consiglio regionale, richiamiamo l’attenzione sull’urgenza che il principio di insularità entri finalmente in Costituzione.
Negli incontri pubblici, durante la raccolta delle firme, nel dibattito pubblico successivo al vostro insediamento, abbiamo ribadito che la Sardegna ha necessità di rinnovare la specialità, che i padri costituenti vollero conferirle e di riscrivere lo Statuto. Non è vero che l’Autonomia non ha funzionato ma è vero semmai che il modo con cui è stata interpretata dalle classi dirigenti sarde è da rivedere. La condizione attuale ci porta a ribadire che se di specialità dobbiamo ri- discutere, in virtù dell’inserimento del principio di insularità in Costituzione, non può che essere dentro un percorso di coesione e di interdipendenza tra Sardegna, Italia, Europa. Lo abbiamo detto con determinazione, convinti che fosse la madre di tutte le battaglie del nostro popolo che, finalmente con dignità, chiede pari diritti e pari opportunità degli altri italiani.
Come vi è noto, abbiamo esteso la raccolta delle firme a tutta l’Italia perché l’insularità non può più essere un residuale ‘problema dei Sardi’, ma è questione di tutta la comunità nazionale! Non vi è infatti chi non veda quanto grande sia la differenza rispetto al passato della traiettoria intrapresa nel superare la polarizzazione del tema dell’insularità al luogo Sardegna, ma a tutte le isole della nazione. Una rivoluzione copernicana, nei rapporti con lo Stato, dal punto di vista culturale, fondata su principi costituzionali mai del tutto attuati, e premessa per conseguire il più ambizioso degli obiettivi: la non dipendenza economica. Ma per conseguirla la condizione fondante è che si ragioni, infine, in termini di progresso mai conseguiti nei 70 anni, dall’approvazione dello Statuto speciale.
I dati sulla disoccupazione, sul calo demografico, sulla ripresa dell’emigrazione, sui fallimentari dati scolastici, a Voi ben noti, ne sono la fotografia inequivocabile. Le erogazioni risarcitorie sono state spesso contributi a pioggia, talvolta assegnati a gruppi e soggetti esterni alla Sardegna con poco interesse a radicarsi e che con il ‘mordi e fuggi’ hanno talvolta sradicato le popolazioni, aggredito l’ambiente, e disseminato l’isola di ‘cattedrali nel deserto’. Imprenditori-prenditori, attori di un processo assistenzialistico. Ridistribuzione, di conseguenza, dei contributi statali sotto forma di ‘elemosine’ di Stato con l’avallo di classi dirigenti che intermediavano il loro destino personale barattando quello dei Sardi ridotti, per necessità, allo status di servi.
La presa di coscienza di questi ultimi anni ha capovolto molti paradigmi e il percorso di consapevolezza porta molti Sardi e molte Sarde a dire agli altri italiani che il progresso non si costruisce con le elemosine, strappate o concesse, ma con opportunità e punti di partenza uguali a quelli di tutti i cittadini della penisola. Il talento dei Sardi e delle Sarde non è infatti maggiore o minore di quello degli altri cittadini europei, ma certamente le opportunità per metterlo a frutto e farlo diventare risorse sono affatto diverse. Ai Sardi e alle Sarde in questi anni come Comitato abbiamo proposto una nuova cultura basata sulla responsabilità individuale e sulla meritocrazia. Il 6 novembre dell’anno scorso, il Comitato ha festeggiato l’inizio dell’Iter parlamentare con l’assegnazione alla Commissione Affari costituzionali. Da quel giorno che sembrava decisivo per la Sardegna, il silenzio più assordante è sceso sulla proposta di iniziativa popolare. E mentre noi ci accontentiamo degli annunci, il Veneto, la Lombardia e l’Emilia proseguono con determinazione nella loro strada col rischio che la loro richiesta di autonomia, ancora una volta, possa crearci ulteriori danni per le prevedibili diminuite risorse a disposizione della Sardegna.
Il Vostro ruolo di rappresentanza impone di guidarci nella più importante tra le sfide per il nostro futuro. A Voi parlamentari sardi, chiediamo dunque di rompere gli indugi e pressare pesantemente il Senato perché inizi immediatamente l’esame della legge. Da parte nostra, Vi garantiamo che non sarete soli, ma avrete al vostro fianco un intero popolo che, questa volta andrà sino in fondo, senza fare sconti a nessuno.
Roberto Frongia (presidente del Comitato per l’Insularità ) e Maria Antonietta Mongiu (presidente del Comitato scientifico)
(admaioramedia.it)
One Comment
il Consumatore
Perchè invece non pressate le Camere per applicare l’impegno presentato dal neo deputato di Fratelli d’Italia, votato all’umanità, per mettere a disposizione di un miliardo per l’applicazione della Zona Franca Integrale in Sardegna?