Con Biasi per ripartire dalla cultura e dall’identità della città di Sassari (Andrea Farris – CasaPound)

12 Agosto 2016

Ripartire dalla cultura e dall’identità della città di Sassari, in un momento di totale appiattimento culturale e politico che affligge il principale centro abitato del Nord Sardegna. Questa l’idea di CasaPound che nei giorni scorsi ha affisso in corso Vico decine di stampe raffiguranti le opere del pittore sassarese Giuseppe Biasi, creandone un vero e proprio museo e cielo aperto. È stretto il legame tra il movimento e la figura del pittore, assassinato tragicamente il 20 maggio 1945 a guerra ormai finita perché rimasto fedele alla causa fascista.

Sin dalla sua nascita in città CasaPound ha sempre celebrato e cercato di far conoscere questo strepitoso artista, tenuto per anni in un angolo della memoria dal resto della città probabilmente perché politicamente scorretto. Si sono quindi susseguite, solo nell’ultimo anno, numerose iniziative del movimento per ricordarne la figura: il restauro del mezzobusto in piazza Sacro Cuore, la partecipatissima fiaccolata in suo ricordo, la deposizione di una corona di fiori presso la sua tomba dentro il cimitero di Sassari, e per finire una gremita conferenza sulla sua vita e le sue opere.

CasaPound sceglie quindi ancora una volta Biasi e la sua vita come simbolo, come “marmo che vince la palude” per schierarsi ancora una volta contro chi, come i movimenti antagonisti cittadini, vorrebbe ridurre la politica ad una sterile battaglia tra opposti estremismi, dove il distruggere prevale sul costruire, dove alla lotta al fianco dei cittadini si sostituiscono scritte di minacce e danneggiamenti. Ma Biasi diventa anche arte contro il degrado, in un quartiere, il Centro Storico, abbandonato da anni dalle istituzioni, con palazzi storici pronti a crollare, case di 50 mq in cui alloggiano fino a 15 immigrati clandestini, in cui i cittadini italiani sono costretti al coprifuoco per via di spaccio e rapine. Biasi diventa quindi un ‘riprendersi tutto’, dal primo all’ultimo vicolo della storia della città. Il pittore ci trasmette, con le sue opere ispirate alla quotidianità Sarda della prima metà del 900, nuova forza per rivivere un quartiere ormai abbandonato.