Inesorabilmente, la Sardegna ha imboccato la via del ‘socialismo reale’. Molti presidenti di giunta ed autorevoli politici sardi, in varie circostanze, avevano chiesto poteri più ampi per esercitare, nell’interesse dei sardi, un maggiore controllo nei più disparati settori della realtà regionale. Partendo dal nobile ed altissimo assunto “dateci più soldi, che a spenderli ci pensiamo noi”. Hanno spesso contestato le decisioni delle autorità comunitarie e di quelle statali, riuscendo qualche volta ad ottenere fondi cospicui e la possibilità di gestirli senza eccessivi controlli.
Il punto più alto di questa autoesaltazione si è raggiunto con la Giunta Soru, che ha messo le mani in tutti i settori economici e sociali della composita società sarde. La Giunta regionale, da allora, ha un ferreo controllo sulla sanità, sull’ambiente, sulla pubblica istruzione, sull’agricoltura, sull’assistenza tecnica e sulla ricerca, sui trasporti, sull’industria e le attività produttive, sulle bonifiche, sulle acque interne e sulle coste. Un controllo che viene esercitato attraverso la nomina dei ‘responsabili’ dei diversi organismi (enti ed agenzie regionali), direttori e commissari che rendono conto solamente al presidente o agli assessori di ‘riferimento’, senza alcun effettivo controllo democratico, da parte dei rappresentanti degli operatori dei più diversi settori. In sostanza, “tu avrai le tue esigenze e necessità, ma decido io; tu devi solo obbedire e sono io che penso e programmo il futuro anche per te”.
Una società ‘chiusa’, dove i diritti individuali sono spesso compressi e limitati, dove le leggi e le norme sono bellamente ignorate, dove vige solo la legge del ‘padrone di turno’. Ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti: la sanità è allo sfascio (quella privata penalizzata perché non deve fare ombra a quella pubblica); l’industria è quasi inesistente; il settore agricolo è in coma profondo; i trasporti sono in una situazione drammatica e penalizzano pesantemente il settore turistico, che mostra interessanti segni di ripresa; la sperimentazione e la ricerca è finita in cantina. E la Giunta regionale, la peggiore della storia autonomistica della Sardegna, continua a mettere le mani dappertutto, aggravando le già difficili situazioni dell’Isola e sperperano, nel modo peggiore, i molti miliardi che arrivano dall’Unione europea e dallo Stato.
Cochise
(admaioramedia.it)