Nello scorso mese di luglio, dopo le aggressioni ai danni di alcuni agenti di Polizia penitenziaria del carcere di Uta, alla Camera dei deputati era stata discussa l’interrogazione, rivolta al Ministro della Giustizia, sulla situazione delle carceri in Sardegna.
Nella risposta al parlamentare di Fratelli d’Italia, Salvatore Deidda, il sottosegretario Morrone aveva confermato qualche problema riferendosi alla carenza di personale (attualmente solo 4 posti su 13 figure apicali delle direzioni sono coperti), seppure in linea con la media nazionale: “Sulla carenza di figure apicali, si è conclusa di recente la procedura per il conferimento degli incarichi superiori. Inoltre, sono in corso le procedure per il conferimento degli incarichi dirigenziali non superiori, la cui definizione consentirà di pervenire ad una soluzione anche per la copertura dei posti presso le sedi penitenziarie della Sardegna”.
Questa mattina, Deidda, insieme al capogruppo in Consiglio regionale, Paolo Truzzu, ha fatto visita al Carcere di Uta per verificare di persona la condizione della struttura (tra qualche mese compirà quattro anni), le condizioni lavorative degli agenti di Polizia penitenziaria e la vivibilità nell’istituto penitenziario: “Non ci sarà emergenza, ma esistono problematiche esistono e bisogna pensare a risolverne qualcuna, a cominciare dall’aumentare la pianta organica nei vari istituti penitenziari dell’Isola”.
“La sorveglianza dinamica è rimasta una riforma a metà, se lasciata così è inutile e dannosa – ha aggiunto Deidda, che intende visitare anche gli altri centri di reclusione isolani – I detenuti dovrebbero essere impiegati in attività, non remunerate, utili per lo stesso carcere e per loro stessi. La Polizia penitenziaria, invece, ha bisogno del taser e di regole e chiare per semplificare il proprio lavoro. Il personale, più avanti con l’età, non può restare in servizio attivo, ma deve essere riservato ad altri compiti. Infine, la progressione è di fatto bloccata e le carenze d’organico non permettono spostamenti”.
“La struttura di Uta è certamente moderna, con ottime dotazioni, seppure ancora incompleta e con limiti strutturali, come gli spazi per gli agenti di Polizia penitenziaria decisamente sottodimensionati – ha commentato Truzzu – Spiace, inoltre, constatare che quasi la metà della popolazione carceraria (200 detenuti su 570) soffre di disturbi psichiatrici legati anche alla tossicodipendenza. Il carcere non è la soluzione migliore per loro, che sempre più spesso costituiscono un pericolo per gli agenti, gli altri detenuti e anche se stessi”. (red)
(admaioramedia.it)