Un’altra pagina di cui Cagliari e lo sport avrebbero fatto volentieri a meno, a prescindere dalla gravità dei fatti su cui indagheranno le autorità competenti: il giocatore del Pescara Sulley Muntari ha platealmente abbandonato il campo nel finale di Cagliari-Pescara, in protesta contro l’immobilismo dello staff arbitrale sugli insulti razzisti che avrebbe ricevuto da alcuni tifosi. Non solo… da segnalare un ulteriore fatto poco edificante che ha visto protagonista Borriello ed un gruppo di sostenitori della curva Nord. Gli ultimi (?) episodi negativi che hanno caratterizzato questa stagione, lontanissimi da un tifo sano: il premio “Rispetto Fair Play” conferito un anno fa al club rossoblu è solo un pallido ricordo.
Chi scrive si avvia a chiudere il suo primo campionato intero al seguito del Cagliari Calcio, da cronista appassionato amareggiato. Seguo il gioco del pallone ed il calcio italiano da 30 anni e posso dire che non ho ricordi di un’annata altrettanto tribolata come quella 2016-17. Non mi riferisco a considerazioni sui risultati o l’aspetto agonistico, sull’allenatore Rastelli e così via. Parlo d’altro: perché il connubio tifo-stadio Sant’Elia questa stagione non ha risparmiato nulla.
L’affare Storari. Per motivi mai del tutto chiariti – anche se al giocatore erano state rivolte chiare accuse su un volantino distribuito al Sant’Elia prima di Cagliari-Atalanta del 18 settembre – gli Sconvolts hanno manifestato con forza il desiderio di non vedere più l’ormai ex portiere rossoblu con la fascia di capitano. Lampante in tal senso la contestazione subita dal giocatore durante il citato match (“Togliti, togliti, togliti la fascia! Ooh Storari, togliti la fascia!“): non è stata una scena edificante assistere ai cori contro il portiere, che in quel momento assisteva alla gara dai box sopra la tribuna stampa insieme a moglie e figli, in quanto squalificato. La sua smorfia amara non la dimentico. Forse per evitare ulteriori polemiche, la società ha preferito “accontentare” i rivoltosi: Storari non ha più ricoperto l’importante ruolo, ma i particolari del passaggio della fascia a Sau sono rimasti avvolti un po’ nell’ombra, soprattutto sulla paternità della decisione.
Petardi/1. Prima di Cagliari-Napoli dell’11 dicembre 2016, si è verificato un lancio di petardi dalla curva Nord nel recinto di gioco, uno dei quali è esploso vicino all’arbitro addizionale causandone lo stordimento (fortunatamente momentaneo): il Giudice Sportivo comminò in quel caso un’ammenda di 15mila euro ai danni del Cagliari.
Petardi/2. Cagliari-Sassuolo del 22 dicembre 2016 rappresenta il ponte ideale per collegare la fine dell’esperienza di Storari a Cagliari ed un fatto molto grave avvenuto quel giorno. Il portiere sparì misteriosamente dalla squadra pronta ad affrontare i neroverdi per un improvviso attacco febbrile, che parve strano. Il presentimento si rivelò azzeccato: Storari non giocò più, andando al Milan a gennaio tra le polemiche e scambi infelici di battute sulla stampa con il ds Capozucca. Cagliari-Sassuolo fu una gara pirotecnica per il risultato (4-3) ma anche perché un petardo fu lanciato davvero verso il campo dalla curva Nord. Uno steward si lesionò una mano nel raccoglierlo: l’autore del lancio fu immediatamente identificato e arrestato (condanna di 2 anni con la condizionale e Daspo per 5 anni), risultando non legato ad alcun gruppo di tifosi. Un cosiddetto cane sciolto che portò alla squalifica della curva Nord per i match contro Genoa e Bologna, oltre alla multa di 20mila euro a carico del club. Ma c’è da dire che durante la partita era già stato gettato vicino al portiere Rafael un altro petardo. Negli incontri precedenti i “botti” all’interno dello stadio erano stati numerosi, una consuetudine infelice. Emblematiche le parole del capo della Squadra Mobile di Polizia Fabbrocini (“Sono stati inoltre ritrovati nel corridoio di accesso agli spalti altri due petardi di grosse dimensioni, che in caso di esplosione avrebbero potuto causare lesioni importanti“) e del vice questore vicario di Cagliari Rossi il giorno dopo Cagliari-Sassuolo (“Da osservatore di questa realtà e da cagliaritano d’adozione quale mi sento, sono profondamente dispiaciuto che una piazza tra le più civili d’Italia venga disturbata da un grumo di facinorosi che non hanno nulla a che fare con la vera tifoseria e non possono essere legati allo sport“). Seduto ai primi posti della sala riunioni della Questura, la mia amarezza continuò a crescere osservando il video del fattaccio e dopo aver sentito dell’impossibilità di debellare al 100% l’ingresso di oggetti esplodenti allo stadio: la situazione aveva assunto contorni preoccupanti, in primis per garantire la sicurezza degli spettatori (clicca per l’articolo di approfondimento del 23 dicembre 2016).
Sassari. Il 25 marzo, qualche ora prima dell’amichevole tra Sorso e Cagliari, oltre 200 appartenenti agli Sconvolts rossoblu si recarono in autobus a Sassari e non a Sorso, sede della partita. Le intenzioni erano purtroppo altre: scene di guerriglia urbana (clicca per l’articolo di approfondimento del 26 marzo) vicino alla stazione ferroviaria, tutto per l’antica rivalità tra il tifo cagliaritano e quello sassarese. Il bilancio ha fatto registrare l’arresto di un cagliaritano e 5 feriti, con il ritrovamento di spranghe, mazze e un coltello rimasti sul “campo di battaglia” che ha occupato ingenti risorse da parte delle Forze dell’Ordine: una pagina nera, nerissima, che ha portato al Daspo per oltre 60 persone.
Ribellione Sconvolts. I provvedimenti hanno causato conseguenze a cascata e restrizioni negli ingressi allo stadio Sant’Elia: Tessera del Tifoso obbligatoria per entrare allo stadio e divieto d’accesso per i possessori di voucher (poi revocato). Disposto un notevole dispiegamento di forze di Polizia attorno ai tornelli della Curva Nord a partire da Cagliari-Torino, misura applicata anche ieri. La risposta degli Sconvolts, per affrontare i quali Prefettura e Questura hanno organizzato in questo periodo conferenze di studio e rilasciato dichiarazioni dure, non si è fatta attendere. Proprio prima del match con il Torino hanno diffuso un volantino di due pagine contro istituzioni, club e stampa (clicca per l’articolo di approfondimento del 9 aprile). Da quel momento la Nord non ha più partecipato in modo attivo al tifo: niente cori, silenzio a oltranza. Considerando che si è sempre trattato dell’unico settore attivo dello stadio, la situazione ha reso avvilente assistere ad una partita casalinga del Cagliari. Zero colore, zero rumore, zero identità. Non il massimo anche per chi gioca.
Muntari e Borriello. Ieri l’episodio di Muntari. Il giocatore di colore del Pescara si è poggiato nella rete di fronte alla Nord, scatenando qualche insulto. Gli epiteti sarebbero arrivati addirittura da un bambino: Muntari, riprendendo i genitori, gli avrebbe suggerito di insegnargli a non essere razzista. Regalandogli la maglia. Nel finale di partita il ghanese è andato in escandescenze prima con l’arbitro e poi con il quarto uomo, chiedendo provvedimenti per aver sentito altre offese riguardanti il colore della sua pelle. Il direttore di gara Minelli lo ha ammonito, così Muntari ha deciso di abbandonare il campo. Che sia successo qualcosa è avvalorato dall’immediato annuncio dello speaker, in cui ricordava alla tifoseria della responsabilità del club per comportamenti offensivi della tifoseria. Nel dopo partita Muntari ha raccontato tutto ai media, usando termini pesanti e inequivocabili contro l’arbitro, reo di non essersi assunto responsabilità per un fatto grave. Il vicepresidente Filucchi si è adoperato poco dopo per far sapere che non c’è stato alcun coro o iniziativa collettiva, piuttosto degli insulti isolati. Ma non è tutto: al fischio finale Borriello si è avvicinato a lanciare la maglia in Curva Nord. Per non scontentare nessuno ha preferito voltarsi e lanciare all’indietro la casacca, come una sposa fa con il bouquet al ricevimento di nozze. Borriello ha ricevuto sputi ed insulti, da chi sostiene di essere stato tradito con quel gesto.
Siamo alla follia pura. Tutto questo è per caso tifo, inteso come sostenere la propria squadra del cuore?
Il presidente Giulini, giovane ed ambizioso per il Cagliari di oggi e domani, dovrà necessariamente affrontare lo spinoso argomento tifo. Nessun calciatore giocherà volentieri in uno stadio muto e cupo. Il sostenitore sano e civile, altrettanto giustamente, chiede di essere salvaguardato. Perché vivere il calcio allo stadio dovrebbe essere una festa: ma quest’anno in tanti sono andati fuori strada.
Fabio Ornano
(admaioramedia.it)