Dal 1993 viene celebrata in tutta l’isola Sa Die de sa Sardigna, la festa nazionale che conferma l’identità del popolo sardo e ricorda la sua forza e la sua voglia di indipendenza. Ma da quest’anno, il 28 aprile assume un’importanza ancora maggiore: sarà il giorno in cui la lingua sarda farà il suo ingresso in chiesa come parola del popolo di Dio.
Inoltre, in occasione del settantesimo anniversario dello Statuto sardo, il Consiglio regionale approverà il canto “Procurade ‘e moderare” quale inno della Sardegna. A comunicare il programma della giornata di festa è stato il Comitato di ‘Sa Die de sa Sardigna’, durante una conferenza stampa nella sede della Fondazione Sardinia, assieme all’arcivescovo Arrigo Miglio, che ha ironizzato sulle sue origini piemontesi: “La Sardegna sta diventando una componente importante della mia vita. Purtroppo la cronaca ci mette ogni giorno davanti alle difficoltà che quest’isola, con le sue famiglie e il suo territorio, sta affrontando, e io credo che siano proprio queste tristi realtà a dover essere contemplate per prime nelle nostre preghiere”.
L’appuntamento per sabato 28 aprile è fissato alle 9.30 presso la Cattedrale di Santa Maria, con la messa cantata in sardo che verrà presieduta da monsignor Angelo Becciu e celebrata dall’arcivescovo Arrigo Miglio, e con lui altri vescovi provenienti da tutta l’Isola. Dopo la messa, i bambini del coro delle voci bianche accompagneranno il corteo al vicino Palazzo Viceregio. Lodevole il lavoro compiuto da don Antonio Pinna, professore della facoltà teologica, che insieme a Piero Marras e Vittorio Montis, ha dedicato anima e corpo alla redazione del libretto della liturgia, un’impresa tutt’altro che semplice: “Non si è trattato solo di tradurre le parole, ma anche di riesprimerle – sostiene il professore – l’atteggiamento di fede che ha ispirato il nostro operato è stato il seguente: finché Dio non avrà parlato anche in sardo, non avrà detto tutto”.
Infine, per le 16 è previsto l’incontro con il Consiglio regionale, che si riunirà per discutere circa la proposta di legge per l’adozione come inno ufficiale della Sardegna del brano ‘Su patriotu sardu a sos feudatarios’, meglio conosciuto come ‘Procurad’e moderare’, scritto dal nobile magistrato di Ozieri, Francesco Ignazio Mannu, durante i moti antifeudali del 1794. Un canto che viene definito come “testimonianza di come la cultura settecentesca europea fosse presente anche in Sardegna, depositaria di una cultura che erroneamente si pensa che non dia né riceva, ma che al contrario è capace di confrontarsi”.
Dunque, con l’obiettivo di “restituire dignità alla lingua e all’identità sarde”, fervono i preparativi per la mattinata del 28 aprile: la messa verrà trasmessa eccezionalmente su Rai 3 per concedere l’opportunità a tutti i sardi, in particolare a quelli distanti da casa, di assistere.
Laura Pisano
(admaioramedia.it)