Cagliari, da città del sole a città dei soli. Perché è sola, fra i soli, che mi sento. La serata scorreva piacevole, fra una luna piena e un clima mite, quando decido di uscire fuori dal locale nel quale consumavo la cena fra amici, per mandare un messaggio. Testa china sullo schermo, in compagnia di un altro signore che, come me, scriveva, quando una persona si avvicina da dietro e, dopo aver preso il mio cellulare mi scaraventava a terra per darsi alla fuga. Bastano pochi istanti per rendermi conto di essere stata vittima dell’ennesima rapina. Mi alzo in piedi e mi lancio in un inutile inseguimento. Durante questa fuga vedo tre ragazzi davanti al mio rapinatore: sgolo, urlo, gli chiedo di fermarlo; mi guardano e con opera di galanteria aprono un varco in modo che l’aggressore passi agilmente e senza troppi impedimenti.
Torno al locale disperata, ancora incredula, quando vengono allertate le forze dell’ordine. Passano pochi minuti e le volanti identificano un sospetto che corrispondeva alla mia descrizione. Anche il signore che era con me, chiamato per l’identificazione, lo riconosce, aggiungendo: si è avvicinato a te sorridendo, pensavo addirittura foste assieme. Viene portato in caserma, io seguo la pattuglia ma del telefono nessuna traccia. Il ragazzo non proferisce parola, ha un foglio di via rilasciato dalla Questura. I carabinieri intervenuti mi tranquillizzano, sono anch’essi padri di famiglia quindi penso sappiano come mi senta. Fra le dichiarazioni di rito, certifico con sicurezza il fatto che sia lui il mio aggressore. Viene chiamato il Pubblico ministero di turno ma, con grande incredulità mia e delle forze dell’ordine, non autorizza il fermo per mancanza di flagranza di reato. Un’altra denuncia a piede libero e via di nuovo in strada in poche ore. Quando realizzo che non si tratta di uno scherzo, piombo qui, io sola fra i soli, perché è così che si sentono quei due agenti venuti in mio aiuto: impotenti davanti a un fenomeno che non trova argini né soluzioni. Solo ieri ne hanno arrestato 6, mi dicono, di questi algerini sbarcati pochi giorni fa. Oggi altri due hanno aggredito una ragazza e tentato una rapina proprio a pochi metri da dove è accaduto a me. E non c’entra in questi casi il razzismo, non c’entra il colore della pelle né il Dio nel quale si crede.
Quel che è triste è il ritorno a casa con tanta insicurezza, la sensazione di abbandono, di impotenza; le stesse sensazioni che vivono quotidianamente coloro che vigilano sulle nostre strade, incatenati da burocrati, perbenisti e buonisti. L’accoglienza, l’integrazione, la generosità non devono calpestare la dignità delle persone, il diritto alla sicurezza, il diritto a sentirsi liberi in una città sempre più vittima di un’ondata di violenza mai vista prima. E allora eccomi a lanciare un grido, perché questa città smetta di essere la ‘città dei soli’ e torni ad essere la meravigliosa Città del sole che ho conosciuto tempo fa.
RR – Cagliari
(admaioramedia.it)
One Comment
Hector Landi
Maledetti telefoni cellulari fascisti, ma se un algerino vuole un telefono tutto per lui, a voi cosa vi toglie? telefoni per tutti i poveri refugees subito!!!11!