Se lo storico greco Plutarco fosse vissuto ai giorni nostri, avrebbe potuto ispirarsi per le sue “Vite parallele” alle vicende di due intellettuali ‘de sinistra’, di quelli tosti e resistenti come Roberto Saviano e la nostra (nel senso di sarda) Michela Murgia (ormai una vera e propria ‘Saviano in gonnella’), accomunati da carriere letterarie iniziate col botto e cadute ben presto nell’oblio e dall’aver risolto il problema della ‘pagnotta’ ergendosi a vati della ‘sinistra radical chic’, i cui dogmi intoccabili, costanti fonti di sdegnate invettive e requisitorie, sono soprattutto l’immigrazionismo incondizionato e, per dirla col filosofo Fusaro, “l’antifascismo in assenza di fascismo”.
Saviano, passati i fasti del volume “Gomorra”, da tempo pensa solo ai migranti, visti come il ‘bene assoluto’ qualunque cosa facciano, ovunque (con o senza permesso) decidano di recarsi e qualunque siano le conseguenze del loro arrivo incontrollato, difendendo a spada tratta l’accoglienza indiscriminata e insultando senza freni il ministro dell’interno Salvini, reo di voler difendere le nostre frontiere marittime. Murgia, cessata l’onda lunga del romanzo “Accabadora”, pur collaborando con vari giornali di sinistra, era inizialmente meno esposta, ma dopo lo sfortunato epilogo della sua esperienza politica con “Sardegna possibile”, si è letteralmente scatenata, seguendo in tutto e per tutto le orme di Saviano e sfornando a getto continuo, dichiarazioni create per alimentare polemiche con la loro rigidissima conformità all’intollerante pensiero unico radical chic.
Se non si risparmia sui migranti, per Saviano stella polare del suo pensiero, la scrittrice di Cabras fa del suo meglio contro il fascismo che vede praticamente ovunque, coniando addirittura uno strumento degno dell’Inquisizione spagnola come il “fascistometro”, che ha lasciato di stucco molti giornalisti e intellettuali di sinistra: dopo aver ingenuamente fatto il test, si sono ritrovati ‘in orbace’ per qualche sfumatura di divergenza dal pensiero unico murgiano. Sebbene antifascista, Michela Murgia ha però molto da imparare quanto alla democrazia, alla quale è essenziale il confronto con chi non la pensa allo stesso modo, visto il modo sprezzante con cui si è rifiutata di rispondere alle domande degli inviati del programma televisivo “Quarta Repubblica”, poiché condotto dal giornalista Nicola Porro, al quale ha detto di non riconoscere “onestà intellettuale”.
Ma è riguardo al disastroso incendio che ha gravemente danneggiato la cattedrale parigina di Notre Dame, commuovendo il mondo intero, che la Murgia ha superato se stessa, prendendosela con chi ha parlato di “colpo simbolico al cuore dell’Europa”, identificandolo, invece, con la morte in mare di “274 persone per mancanza di corridoi umanitari e per la criminalizzazione delle navi civili di soccorso”. Esternazione che ha attizzato la fantasia di Saviano, pronto a scrivere che l’Europa non sarebbe bruciata con Notre-Dame, ma “annegata nel mediterraneo insieme alle centinaia di migliaia di migranti che in questi decenni sono morti senza che ci sia giunta notizia della loro fine”. Aggiungendo enfaticamente che la vera cattedrale “più imponente e preziosa dell’Europa è il Diritto” e che questo si starebbe inabissando al cospetto delle politiche di contenimento dell’immigrazione irregolare europee.
La splendida coppia di intellettuali dalle ‘vite parallele’ si è ricongiunta anche stavolta, ma stavolta l’allieva Murgia, che in un recente intervento pubblico ha paragonato se stessa e gli altri intellettuali immigrazionisti addirittura a Pier Paolo Pasolini, ha superato il maestro Saviano, che infatti l’ha anche citata, orgoglioso di cotanta ‘discepola’. E’ davvero un peccato che Pasolini sia morto da decenni, perché sarebbe stato divertente vedere che faccia avrebbe fatto sapendo di avere simili ‘eredi’.
Caesar
(sardegna.admaioramedia.it)