Certa stampa pratica da sempre, come i politici di sinistra che fiancheggia, un odioso doppio standard nel valutare le ripercussioni delle inchieste giudiziarie sulla politica, demonizzando gli avversari che ne sono attinti, ma minimizzando ad oltranza sulle indagini che riguardano i ‘compagni’, e nonostante il risultato delle ultime elezioni politiche abbia dimostrato che gli elettori, in certe strumentalizzazioni, non credono più, persevera diabolicamente.
Così sta accadendo ai danni del ministro degli Affari europei, Paolo Savona, escluso dalla guida dell’Economia e delle Finanze per un discusso pronunciamento del presidente della Repubblica Mattarella, e le cui informate e realistiche argomentazioni sull’euro infastidiscono parecchio i cantori del pensiero unico europeista. E’ bastato che la Procura di Campobasso, come avvenuto in passato in altri uffici giudiziari nei confronti di altri dirigenti bancari, perlopiù senza effetti stante l’infondatezza di molte denunce, abbia aperto, relativamente a una risalente vicenda, un fascicolo per “usura bancaria” a carico di una ventina di ex dirigenti Unicredit, tra cui Savona (nei cui confronti analoga accusa è stata recentemente archiviata su richiesta della Procura di Cagliari) perché, nonostante la precisazione dei magistrati secondo cui si trattava di un “atto dovuto”, la vicenda venisse letteralmente strombazzata come se fosse stato arrestato qualche grosso latitante di mafia. Troppo ghiotta l’occasione di tentare di screditare lo scomodo ministro del governo Conte e di porre in imbarazzo i due vicepremier, entrambi spesisi parecchio a favore di Savona a costo di un grave conflitto col presidente Mattarella, nei cui confronti il grillino Luigi Di Maio aveva addirittura ipotizzato la messa in stato d’accusa.
Esemplari, al riguardo, le esternazioni della giornalista del quotidiano “La Repubblica”, Federica Angeli, nota per la partecipazione all’ultima “Leopolda” renziana e i toni sempre accesi, che ha tuonato contro gli “idioti del web” rei di aver contestato Mattarella per il ‘veto’ contro Savona, affermando perentoriamente che “la verità arriva”. Peccato che le ‘profezie’ della Angeli, come quelle di Piero Fassino, vadano prese con le molle, dato il suo noto ed entusiastico appoggio all’ex presidente Pd del municipio romano di Ostia, Andrea Tassone, poi condannato a cinque anni di reclusione nel processo “Mafia Capitale”. E fuori da casi limite come quello descritto, spesso chi oggi tenta di lapidare il ministro Savona per un “atto dovuto” – che la magistratura è spesso tenuta a compiere anche a fronte della più infondata delle denunce – stava in trincea a difendere senza quartiere, con ben diverso atteggiamento, il ministro Maria Elena Boschi riguardo ai dubbi sollevati nei suoi confronti circa le note questioni di Banca Etruria.
Per fortuna, il ministro Savona potrà andare avanti serenamente senza farsi condizionare da questi schizzetti di fango, visto che anche i grillini, scottati dai casi giudiziari che riguardano i loro sindaci più in vista (come Virginia Raggi, sotto processo per falso ideologico), sono ormai vaccinati da certo giustizialismo ‘un tanto al chilo’, che tende all’anticipazione di condanna anche in presenza di atti giudiziariamente neutri o poco significativi, ma solo se emessi nei confronti di chi non si ama. I tempi sono difficili per tutti, come sa anche Marco Travaglio, recentemente condannato in primo grado per diffamazione nei confronti di alcuni giudici siciliani: aveva ecceduto nel criticare una sentenza. In ogni caso scherzare col fuoco delle accuse a sfondo giudiziario, oltre a dare occasione e, forse, legittimazione a pratiche analoghe, perlopiù porta sfortuna.
Caesar
(admaioramedia.it)