Era ampiamente prevedibile che l’Orlando furioso di Palermo, perennemente inviperito quando viene contraddetto sulle sue deliranti posizioni immigrazioniste, e il suo compare napoletano De Magistris, venissero lasciati soli dalla stragrande maggioranza dei colleghi sindaci nelle loro smanie di ribellione al ‘Decreto sicurezza’, fortemente voluto dal ministro Salvini: ogni primo cittadino assennato sa bene che l’immigrazione crea problemi concreti di cui i cittadini chiedono la risoluzione e la contrapposizione frontale, su deliranti basi ideologiche, al Viminale non è certo la via migliore per farlo.
Tuttavia, il ‘condottiero’ palermitano si sarebbe forse atteso maggiore comprensione almeno dal suo dirimpettaio, il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, oggi candidato governatore del centrosinistra, che, dalla brusca defenestrazione da assessore del segretario cittadino sardista Gianni Chessa, ‘silurato’ per non aver sconfessato l’alleanza del suo partito con la Lega salviniana, alle sguaiate invettive riservate al Ministro dell’Interno praticamente con ogni pretesto, non perdeva occasione per attaccare il titolare del Viminale. Sarebbe stato, quindi, legittimo attendersi che non partecipasse al Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduto questa mattina a Cagliari dal ministro Salvini. Invece, il Sindaco aspirante governatore, regolarmente presente, si è addirittura prodigato nel stringere la mano al deprecato leghista, trovando posto nel tavolo del Comitato in un inaspettato ‘faccia a faccia’ col Ministro. Eppure, avrebbe potuto imitare il collega palermitano, recentemente datosi alla macchia in occasione di una visita in Sicilia del premier Conte, delegando qualche assessore, magari accampando irrinunciabili impegni elettorali.
Tutto questo con sommo rodimento di alcuni personaggi ‘a sinistra del Pd’, sempre molto prolissi nel riversare sui social fiumi di parole a favore dell’immigrazione senza limiti, già idrofobi perché Zedda, nonostante un’apparente bellicosità, non si era associato alla linea dei ‘resistenti’ come Orlando, De Magistris e il presidente comunista della Toscana, Enrico Rossi, che pretenderebbero ostacolare l’applicazione della “Legge Salvini” a suon di ‘disobbedienze civili’, a rischio di rilevanza penale e ricorsi infondati alla Corte costituzionale.
Infatti, se c’è una qualità che non si può negare a Zedda è quella di una certa abilità a fiutare il clima, mancante a molti suoi ‘compagni’ di sinistra che così vanno incontro ad insuccessi memorabili: il Sindaco di Cagliari sa bene, infatti, che anche parecchi elettori di sinistra sono ormai ‘salviniani’ e apprezzano la linea rigorista del Ministro dell’Interno, non diversa da quella che un Partito comunista, ben più serio dell’odierno Pd, avrebbe applicato in altre epoche. E ha tentato di dimostrarlo con alcune piccole ‘mosse’, come lo spegnimento del wi-fi in piazza del Carmine a Cagliari (per diradare l’eccessiva presenza di extracomunitari) e un accresciuto rigore verso gli ambulanti stranieri, che gli ha procurato gli strali di qualche solidale, guadagnandosi l’eloquente soprannome di “Zeddini”. In perfetta linea col suo continuo defilarsi dalle responsabilità della Giunta regionale di centrosinistra guidata da Francesco Pigliaru, e nel caso specifico di essere politicamente discontinuo rispetto all’imbarazzante ‘assessore all’accoglienza’ Filippo Spanu.
Ma Zedda sta arrivando fuori tempo massimo, dato che gli elettori tra l’originale e le sue sbiadite copie tendono sempre a preferire il primo, e Cagliari è ancora una città dove parcheggiatori abusivi ed accattoni sono ancora troppo presenti, e una piccola pattuglia di estremisti di sinistra e anarchici occupa da anni e anni, con la compiacenza comunale, una sede scolastica nel quartiere di Castello, bizzarramente ribattezzata “Sa Domu”. Comportarsi civilmente nei confronti del ministro Salvini sarebbe comunque doveroso – anche se troppi esponenti di sinistra, confondono la legittima critica politica con gli insulti, comprese espressioni da codice penale – seppure inutile a far credere di non appartenere a una storia politica che ha avuto e ha enormi responsabilità sui problemi della Sardegna.
Caesar
(admaioramedia.it)