L’intervista (pubblicata in queste pagine in tre puntate) con l’ex esponente del Movimento 5 Stelle sardo, Alessandro Polese, a lungo considerato candidato governatore in pectore per le elezioni regionali del 2014 (i grillini non parteciparono), aiuta a far luce sulla rovinosa disfatta del movimento grillino alle ultime elezioni regionali, che, ben oltre i cali subiti in altre elezioni locali rispetto alle Politiche, ha avuto le dimensioni di una vera Caporetto, lasciando sul terreno oltre trenta punti percentuali.
Quella che per molti attivisti e simpatizzanti grillini era, al massimo, una teoria ‘complottista’ derivante dallo sgomento per l’andamento illogico degli eventi, alla luce della testimonianza di Polese assume ben altra concretezza: fin dall’ottobre 2013, sei mesi dopo un grande successo alle politiche, i veri vertici del Movimento 5 Stelle, quelli che coincidono con la Casaleggio Associati, che ha Beppe Grillo quale megafono, avevano fatto comprendere che non era negli intendimenti dell’azienda-partito presentare liste per le elezioni regionali sarde del 2014.
Scelta sbalorditiva motivata col rischio di vincere quelle elezioni da parte di un Movimento che “non era preparato”; ed effettivamente, da quel mese in poi, le sempre vivaci liti interne ai grillini isolani giunsero a un punto di non ritorno. A suo tempo, si era perfino ipotizzato che la presenza pentastellata alle elezioni 2014 fosse stata boicottata dall’interno – magari dagli immancabili ‘massoni’ o ‘troll di sinistra’ – per avvantaggiare il centrosinistra, ma sembra tesi senza fondamento, dato che la vittoria elettorale di Pigliaru fu dovuta a una serie di circostanze indipendenti dalle vicissitudini pentastellate (tra cui il ‘fuoco amico’ dell’ex governatore Mauro Pili).
La realtà descritta da Polese è molto più prosaica: alcuni ‘miracolati’ della prima ora, abili a conservare ed ottenere posti in Parlamento sull’onda dei “vaffa” e degli slogan scanditi da Grillo, a prescindersi da reali legami col territorio e dall’esigenza di rispondere costantemente ai cittadini (come nel voto alle Politiche, ove non esistono le preferenze), non avrebbero interesse a estendere la posizione del Movimento quale forza di governo regionale, presentando proposte davvero competitive, favorendo un ampliamento della classe dirigente al quale i ‘miracolati’ non sono per nulla interessati. Per esempio, incuriosisce che, alle elezioni politiche del 2013, sia stata eletta senatrice l’insegnante precaria Manuela Serra, che alle elezioni comunali di Cagliari del 2011 aveva ottenuto appena 9 preferenze, e che a quelle del 2018, sempre grazie ai miracoli delle Parlamentarie, sia stato eletto senatore (e poi nominato addirittura presidente di commissione) l’avvocato sassarese Ettore Licheri che alle Comunali della sua città, nel 2014, aveva ottenuto poche decine di preferenze, restando ben lontano dall’elezione. E tanti altri sarebbero gli esempi possibili. Gli elettori sardi sembrano aver mangiato la foglia, e alle ultime Regionali si sono ben guardati dal partecipare a quella che Polese ha definito la ‘lotteria’, ma non è detto che l’esito auspicato da qualche maggiorente pentastellato sardo fosse poi tanto diverso, oltre al fatto che qualcuno avrà anche sperato, invano, che, come alle Comunali di Cagliari del 2016, ad avvantaggiarsene fosse Massimo Zedda.
Tutto il resto è noia, anche in riferimento alla possibilità di fare politica in modo diverso attraverso un movimento post-ideologico come quello grillino. Se qualche anno fa, secondo Polese, “più eri ignorante, intellettualmente malleabile, pieno di debiti e arrogante e maggiori possibilità avevi di concorrere alla grande lotteria delle poltrone”, oggi può capitare che venga cooptata dall’esterno qualche persona di maggiore competenza, come Pino Cabras, ma alla fine della ‘lotteria’ quelli che comandano sono sempre gli stessi.
Caesar
(sardegna.admaioramedia.it)