Dio acceca quelli che vuole perdere, e sembra che ora voglia proprio ‘perdere’ il sindaco di Cagliari Zedda, così giovane e già così politicamente obsoleto, la cui amministrazione cattocomunista, anche dopo un’epocale disfatta elettorale per il centrosinistra anche in Città, insiste pedantemente, e senza sentire ragioni, sui suoi mantra, che lasciano sempre più sconcertati e perplessi anche molti cittadini che – in parte poco convinti, ma ben ‘indirizzati’ da qualche mestatore transpartitico – avevano votato per la sua riconferma.
E’ quel che avviene in tema di mobilità, dove Zedda, che forse si sente coperto dal lato ‘grillino’ (i pentastellati, che non brillano, non da soli, per fare un’opposizione particolarmente incisiva, stravedono per piste ciclabili, pedonalizzazioni e simili amenità premoderne), rischia però di convincere sempre più imprenditori e commercianti, che vogliono farsi raggiungere dai clienti senza troppi stress, all’abbandono della città. Tale processo è in atto da tempo, come dimostra l’affollamento commerciale a nord di Sestu, dove di certo i parcheggi non scarseggiano, mentre nel Capoluogo abbondano le pedonalizzazioni quanto meno discutibili come quella del corso Vittorio Emanuele, che sta mandando a tappeto il commercio dell’area per organizzare, ogni tanto, qualche specie di sagra paesana, per non parlare delle ‘utilissime’ piste ciclabili di cui si minaccia la realizzazione pure nel viale Sant’Avendrace, strada stretta già oggi difficilmente percorribile, con la prospettata eliminazione di decine di parcheggi, che, in una via costellata da serrande abbassate e cartelli “affittasi”, non sembrerebbe davvero la cosa più opportuna.
L’impatto complessivo della ‘rivoluzione’ del traffico promossa da Zedda (come spesso accade alle rivoluzioni, non richiesta e peggiorativa dell’esistente), è stato ad oggi devastante, trasformando la viabilità cittadina, da accettabilmente scorrevole – com’era prima che i cagliaritani, come il Purgatorio della nota canzone di Ligabue, volessero ‘infliggersi’ questa Amministrazione – in un inferno caotico. Chiunque, ma evidentemente non chi è abbacinato da pregiudizi ‘ideologici’ contro le automobili, avrebbe potuto prevedere che simili interventi ‘a pioggia’, in mancanza di un disegno complessivo attuabile in tempi ragionevoli, avrebbe determinato pesanti ripercussioni su altre aree, perché – con buona pace dei radical chic che, da quando gli operai non votano più a sinistra, hanno la sedicente ‘mobilità sostenibile’ tra gli imperativi categorici – sono ancora tanti i cagliaritani che non sono in grado di recarsi al lavoro, o a fare la spesa, a piedi o in bicicletta.
Salvo per pochi e ideologizzati soggetti, questa ‘rivoluzione’ non sembra aver apportato alcun beneficio per la collettività, mentre si continua a spendere e spandere in tali iniziative perché “non si possono perdere i fondi europei” (per farci cose controproducenti, sarebbe meglio perderli), ma in compenso, quale effetto collaterale, certo non sgradito a certa sinistra, sta mettendo definitivamente in ginocchio i commercianti cagliaritani, che – al netto di qualche fiancheggiatore di Zedda – non sono mai stati molto amati dai ‘compagni’, per aver rappresentato una barriera elettorale a lungo invalicabile contro i loro tentativi di conquista del ‘palazzo d’inverno’ di via Roma. Quanto fossero avveduti quegli elettori del ceto medio, oggi quasi smantellato dalla crisi economica, lo dimostrano i fatti; per il resto anche i risultati delle elezioni politiche in Città hanno ampiamente dimostrato la carenza di reali basi di consenso per l’amministrazione Zedda, e c’è da augurarsi che siano sempre più i cagliaritani disposti ad agire energicamente per liberarsi dal ‘purgatorio’ cattocomunista.
Caesar
(admaioramedia.it)