Dal 1950 – quando il Pci cacciò con ignominia Pier Paolo Pasolini, destinato a diventare uno dei più grandi intellettuali moderni italiani, a causa dei suoi orientamenti sessuali – ad oggi, passando per il suicidio della sinistra italiana sull’altare della retorica sessantottina dei ‘diritti’, è passata tanta acqua sotto i ponti. Facile rendersene conto, se si guarda all’ultima alzata d’ingegno del Partito democratico cagliaritano, ormai capace di tutto tra mozioni ‘antifasciste’ e scomposte invettive contro il nuovo governo.
La consigliera comunale Rosanna Mura, che da giovanissima è facile ricordare su posizioni cossuttiane ed oggi è una convinta renziana, sembra essere caduta nella provocazione del consigliere comunale Pierluigi Mannino, che, colpito dalla veemente reazione del Pd ad un’iniziativa del Sindaco grillino di Assemini (aveva fatto collocare all’esterno del Municipio uno striscione che richiamava un hashtag, “il mio voto conta”, lanciato dal leader Di Maio), aveva fatto notare ai ‘compagni’ che anche loro esponevano, all’esterno del Municipio di Cagliari, bandiere divisive, come quella tipica dei movimenti Lgbt. Ma, per costoro, la bandiera arcobaleno, a un mese di distanza dal ritorno a Cagliari del “Sardegna Pride”, non si tocca, perché non è un simbolo divisivo: giocoforza è un simbolo di tutti perché lo dice la sinistra. Perciò, ne è convinta Mura, di toglierla non se ne parla, anzi, pensando di colpire in contropiede, ha rilanciato: in vista del ‘pride’, esponiamo la bandiera arcobaleno in tutti gli edifici pubblici comunali e nei principali monumenti.
Eppure, con questa proposta verrebbe attuato proprio quello che è stato rimproverato al sindaco asseminese, ossia l’esposizione di simboli diversi dalle bandiere previste dalla legge, e, in base a questa logica, Mario Puddu, benché un malmostoso consigliere di sinistra asseminese l’abbia segnalato alla Prefettura, potrebbe arrivare ad esporre una gigantografia di Beppe Grillo all’esterno del ‘suo’ palazzo municipale. Sarebbe divertente. Peccato che il classico ‘doppio standard’ sinistrorso, inasprito ulteriormente dalla brutale sconfitta del 4 marzo (che molti di loro affrontano, come al solito, dando dei ‘fascisti’ a chi non li ha votati), non lo consenta: solo i ‘compagni’ possono autoassolversi, gli altri devono solo chiedere scusa di non essere di sinistra.
Ovviamente, nessuno può ritenere credibilmente che le persone omosessuali – a prescindersi dalla filiazione, che è questione ben seria e complessa – possano essere discriminate in quanto tali, basterebbe il riferimento all’articolo 3 della Costituzione che deve essere rispettato da tutti. Peccato che la sinistra tardi a capire che non è necessario, ed è anzi controproducente, difendere i ‘diritti gay’ con certe rumorose manifestazioni, che, se solleticano il narcisismo di qualcuno, sono altamente divisive rispetto al comune sentire di gran parte della società civile. Lo stanno comprendendo perfino amministratori di sinistra, come il sindaco renziano di Firenze, Dario Nardella, negando il patrocinio del Comune al ‘pride’ di Siena. Evidentemente, per la sinistra cagliaritana, capirlo è davvero troppo difficile.
Caesar
(admaioramedia.it)