Renato Soru, ultimamente in crisi col Partito democratico, che l’ha sbattuto all’opposizione interna, dopo aver preso parte a un discutibile flash mob immigrazionista in quel di Santa Caterina di Pittinuri, sembra essere caduto vittima di attrazione fatale per Murgia, ma non si tratta della scrittrice Michela, troppo impegnata a compulsare “fascistometri” e a coniare imbarazzanti neologismi femministi, ma più banalmente di Andrea, il funzionario della Commissione europea candidato da Autodeterminatzione alla presidenza della Regione.
Come cantava Venditti, “certi amori non finiscono” e dev’essere stato così tra Soru e Murgia, per breve tempo componente della sua segreteria regionale, dopo un breve periodo di lontananza dal Pd (restituì la tessera per protesta contro l’impallinamento della candidatura alla presidenza della Repubblica di Romano Prodi, affossata da 101 franchi tiratori), e una successiva candidatura, quale indipendente, a governatore dell’Isola in occasione delle ‘regionarie’ del centrosinistra sardo che, nel 2013, sancirono la breve e sfortunata candidatura alla presidenza della Regione di Francesca Barracciu. In tale impresa, Murgia era sostenuto principalmente dal gruppo civatiano e dall’attivissimo circolo “Copernico” del Pd cagliaritano, realtà politiche i cui ottimi rapporti con Soru erano noti.
Sta di fatto che, dopo la designazione ‘a sorpresa’ di Andrea Murgia da parte di un sodalizio indipendentista sempre più spostato verso posizioni di sinistra radicale piuttosto che ‘sovraniste’, la prevista partecipazione di Soru a un convegno di Autodeterminatzione ha destato, in quel che resta del Pd sardo, inquietudini che si sono rivelate fondate, dato che l’eurodeputato uscente, nel confermare che non si ricandiderà a Strasburgo e tornerà a fare l’imprenditore, ha formulato una requisitoria senza appello contro la giunta Pigliaru, accusandola in pratica di non aver combinato nulla su tutti i fronti, e prendendosela anche con l’assessore alla programmazione Paci sulla questione del ritiro dei ricorsi contro lo Stato nell’ambito della “Vertenza entrate”, criticandone l’atteggiamento allora troppo “mansueto”, ma divenuto improvvisamente “duro” solo oggi che è in carica il governo gialloverde presieduto da Giuseppe Conte.
Soru non è stato un ‘pubblico ministero’ imparziale, dato che ha taciuto sulla sanità – la cui devastante controriforma promosse dall’assessore Arru, considerato un suo ‘uomo’, è l’iniziativa che ha procurato più impopolarità alla disastrosa amministrazione Pigliaru – ma è comunque significativo che il suo atto d’accusa sia stato formulato in accordo con le dure critiche poco prima mosse da Murgia, pur sempre candidato di una coalizione contrapposta al Pd e al centrosinistra.
E’ presto per dire se lo sfogo di Soru sia destinato a rimanere tale o possa portare a qualcosa di più in termini di distacco, anche elettorale dal Pd, anche se è noto che l’ex governatore non è molto incline a porgere l’altra guancia e difficilmente avrà digerito le determinazioni del Pd regionale che, affidando la segreteria all’ex deputato Emanuele Cani, vicino al detestato rivale Antonello Cabras, l’ha messo ai margini e non intende candidarlo alla Presidenza della Regione, benché l’imprenditore di Sanluri creda di essere il solo a poter validamente guidare la ‘rinascita’ dell’Isola.
E’ invece noto che il Pd, forse nascondendosi dietro improbabili sigle civiche, punta tutto sul sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, che a lungo è stato considerato una ‘creatura’ soriana, ma è comunque evidente che il decadente partito-regime del centrosinistra non concorrerà certo, per dirla con Di Maio, con la compattezza della “testuggine romana”, e se questo dovesse far vincere il centrodestra o il Movimento 5 Stelle, non è escluso che anche Soru, nonostante il suo acceso immigrazionismo, debba sottoporsi al “fascistometro”. A cura di Murgia, ma stavolta Michela.
Caesar
(admaioramedia.it)