Domattina, a Cagliari, è in programma la riunione, organizzata dall’Assessorato regionale dell’Ambiente, per la Valutazione ambientale strategica (Vas), in riferimento al nuovo Piano faunistico regionale. Ma il mondo venatorio sardo non ha gradito e lamentando che le associazioni di categoria non hanno ricevuto la preventiva comunicazione, hanno fatto anche notare la strana coincidenza con la prima giornata di caccia infrasettimanale.
“Una discriminazione insensata – ha evidenziato Il capogruppo regionale dell’Udc, Gianluigi Rubiu – Con la decisione di non inviare informazione ai componenti del Comitato regionale faunistico, composto in gran parte dalle associazioni venatorie, è chiaro l’intento di escludere dal processo decisionale il mondo delle doppiette. Non è un caso se le associazioni sono state dimenticate. Nel corso dell’ultima riunione tenuta a Sassari, i relatori del disegno hanno abbandonato i lavori a seguito di un confronto acceso sui contenuti del piano faunistico. Sinora sono rimaste inascoltate le richieste dei cacciatori, apertamente contrari agli ambiti territoriali di caccia e a gran parte dei documenti all’interno del programma faunistico. E’ necessario che si torni alla normalità con un processo democratico che coinvolga la galassia venatoria della Sardegna”.
Voci di dissenso anche dai banchi della maggioranza di centrosinistra: “Approvare il Piano faunistico regionale significa costruire una nuova casa cominciando dal tetto, senza tener conto che la caccia è disciplinata in Sardegna da una legge del ’98 e a livello nazionale da una normativa ancora più datata e superata”, ha detto il consigliere di Sel, Eugenio Lai. “Occorre avviare una riflessione sulla materia per arrivare ad una nuova legge che contenga come elementi qualificanti il riconoscimento della specificità della Sardegna da parte dello Stato ed un dimensionamento territoriale aderente alla nuova mappa del territorio derivante dalla riforma degli Enti locali. La Regione ricerchi il massimo della condivisione e del consenso del mondo venatorio: la Sardegna, infatti, ha una dimensione ottimale di 60 ettari per cacciatore e non ci sono ragioni per penalizzare la categoria introducendo meccanismi moltiplicatori di costi per operare nei diversi ambiti, che andrebbero a sommarsi a quelli legati alla fauna selvatica. La caccia in Sardegna non può essere considerata solo un hobby ma è un’attività più articolata che assicura una costante presenza sul territorio in tutte le aree dell’Isola, molto utile alle Istituzioni nella campagna antincendi”.
Da Paolo Truzzu, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, l’invito a spostare la riunione di domani: “Bisogna consentire la più ampia partecipazione di tutti i soggetti interessati e la Regione non deve avere paura di confrontarsi apertamente sulle scelte strategiche in materia, prima fra tutte la delicata questione dell’introduzione degli Ambiti territoriali di caccia (Atc). Porterà alla fine dell’autonomia della caccia nell’Isola, che diventerà più invasiva sino a determinare, nell’arco di poche stagioni, un danno irreparabile alla fauna selvatica e la conseguente fine dell’attività in Sardegna. I cacciatori devono poter continuare a praticare la loro passione in piena autonomia da norme che niente hanno a che fare con la realtà sarda, ma sempre nel rispetto dell’ambiente, sicuri della sostenibilità dell’attività venatoria e del valore della stessa anche per le future generazioni”.
In tema di caccia, Forza Italia ha presentato un progetto di legge: “Un punto di partenza che mettiamo a disposizione della Giunta – ha detto Pietro Pittalis, capogruppo azzurro – Una volta per tutte si apra il dibattito in Consiglio regionale. Si esca da una quadro di incertezza, dal solito balletto delle date, che penalizzano un settore, un’attività ed una categoria che fanno parte delle tradizioni della nostra terra. Dopo due anni e mezzo, i sardi hanno finito di contare, la Giunta regionale la smetta di giocare a nascondino”. (red)
(admaioramedia.it)