Nell’ambito dell’iniziativa “Universo Sardegna”, appuntamento nel locale cagliaritano “040”, si è parlato di cromatismo con la pittrice Emanuela Puddu, che ha esposto alcune sue opere ed ha risposto alle sollecitazioni del moderatore della serata, Fabio Meloni, direttore dal quotidiano on line Ad Maiora Media.
L’iniziativa settimanale, organizzata da Ad Maiora Media, è nata per promuovere il ‘prodotto Sardegna’: dalla cultura alle arti figurative, dall’artigianato all’enogastronomia, con particolare attenzione ai territori ed ai produttori (chi volesse proporre qualche iniziativa: admaiora@admaioramedia.it; oppure tramite whatsapp: 3316983171).
Il percorso artistico della Pittrice ha un momento determinante nella frequentazione del Liceo Artistico di Cagliari, dove è entrata in contatto con docenti come Primo Pantoli, uno degli artisti più importanti del dopoguerra in Sardegna. Non solo pittore, ma anche scultore, incisore, grafico e scenografo, sebbene romagnolo di nascita, arrivò nell’Isola come professore nel 1957 senza più lasciarla, dove è rimasto fino alla sua recente scomparsa (dicembre 2017): “Ho avuto la fortuna di imparare e confrontarmi con docenti e artisti, conosciuti e apprezzati sia in ambito regionale che nazionale, proprio come Pantoli, dai quali ho carpito ogni prezioso insegnamento. Ora, per me dipingere è una gioia, un appagamento, sia mentale che fisico, è libertà. Da sempre fa parte della mia vita, fin da piccolissima, e non riesco ad immaginarmi senza la pittura”.
Dopo alcuni anni di pittura esercitata quasi ‘di nascosto’, nel 2013 è cominciata l’attività pubblica come pittrice: “Una scelta correlata anche al tipo di pittura – ha spiegato Emanuela Puddu – Il cromatismo innanzitutto è il genere che mi piace e quindi faccio quello, ma è anche un genere che trasmette sensazioni un po’ particolari. E’ anche terapeutico, è quel qualcosa in più che l’arte ha e che non sempre viene valorizzato, ma nel quale ho sempre creduto e visti i risultati su alcune persone ne sono sempre più motivata”.
Un gioco di colori non sempre casuale, impostato su pannelli decorativi, che, considerata l’importanza dei colori, diventa una tecnica d’arte che va oltre il semplice quadro: “Abbiamo sempre attribuito al colore una simbologia tradizionale, per esempio, neonato femmina colore rosa, brik del latte colore bianco, carrozziere colore azzurro elettrico ecc. A me piace sfatare questi luoghi comuni e qui entra in gioco la scelta dei colori in ambienti pubblici da me curati, dove l’ovvietà lascia spazio alla meraviglia e alla giusta predisposizione, per esempio in uno studio medico nei confronti del paziente da trattare”. (red)
(admaioramedia.it)