Che l’accoglienza sia diventata un business per tanti è oramai una certezza. Tra i tanti, gli armatori che utilizzano le loro navi per recuperare gli immigrati al largo della Libia, accompagnandoli nei porti italiani o greci, e le associazioni/cooperative/imprenditori che in loco gestiscono le strutture dove vengono alloggiati gli ‘ospiti’ in arrivo dall’Africa, in attesa del verdetto sulla richiesta dello status di rifugiati. Inoltre, l’emergenza immigrazione ha da tempo trasformato le Prefetture in agenzie immobiliari, che, con fatica ma tanto impegno, riescono a sistemare in pochi giorni migliaia di persone, ovviamente grazie ad ingenti finanziamenti pubblici, provenienti dalle casse europea e nazionale.
Nelle ultime settimane, nella costa algerina è nato un efficiente ‘tour operator’ che organizza nella rotta Algeria-Sulcis (circa 250 chilometri attraversati da almeno un decennio: il primo sbarco è del 2006) viaggi a basso costo, sopratutto rispetto a quelli che partono dalle coste libiche, e con maggiore sicurezza di risultato. La sede sarebbe in una spiaggia ad Annaba, città costiera nel nord-est dell’Algeria, non troppo distante dal confine con la Tunisia, tanto che alcune partenze si trasferiscono nel paese confinante. Un’organizzazione in crescita e l’ipotesi che prende corpo è quella che gli algerini arrivino al largo con una nave più confortevole, poi a gruppi di 10/20 vengano distribuiti nelle piccole barche in legno o vetroresina (massimo 5/7 metri) con un motore che gli possa garantire almeno l’arrivo nelle coste sulcitane. Considerando che, ultimamente, i clandestini arrivano puliti e riposati, in alcuni casi addirittura festanti nel salutare i bagnanti in riva, parrebbe essere più di una semplice ipotesi ed in tanti attendono le contromosse del Governo.
Ormai, nella Prefettura di Cagliari sono specializzati nel dare numeri: ad oggi gli ‘sbarchi diretti’ sarebbero 499, ma ne aveva dichiarato (in occasione della visita del prefetto Morcone) ‘appena’ 295 al 31 luglio. Quindi, in appena tre settimane, il ‘tour operator’ ha staccato almeno 204 ‘biglietti’, quasi il doppio di quelli che sono comparsi nelle notizie pubblicate dai giornali, con inevitabile allarme nell’opinione pubblica. Il costo del viaggio di ‘sola andata’ varierebbe dai 400 ai 700 euro, ma neanche per gli algerini la Sardegna sarebbe la meta finale, perciò alcuni di loro si devono ‘industriare’ per recuperare i soldi (ma anche un indispensabile cellulare, che non viene fornito in quanto non fanno richiesta di asilo, consapevoli di non avene diritto) che gli servono per abbandonare l’Isola, prima che scatti il provvedimento di espulsione, solitamente arriva nell’arco di 72 ore. Ecco spiegati anche gli scippi ed i furti registrati a poche ore dall’arrivo nelle strutture di accoglienza. Gli ‘agenti di viaggio’ algerini hanno intensificato le partenze perché perfettamente informati che in Sardegna non esiste un Centro di identificazione ed espulsione (Cie), perciò crescono le possibilità di essere ben mantenuti fino al giorno in cui i clandestini decideranno di attraversare il mare, motu proprio o in seguito all’espulsione, verso la meta prescelta.
Sulla farsa delle ‘espulsioni’ dei clandestini ci siamo già intrattenuti, resta il fatto che questo fenomeno è totalmente a carico del contribuente italiano: dai costi per il loro salvataggio al largo delle coste sarde, al loro mantenimento fino al momento dell’espulsione e per i costi di quest’ultima, nei rari casi nei quali si decida di accompagnarli ‘gentilmente’ a casa, ovviamente in aereo e ben scortati. In caso contrario, si aggiungeranno alle migliaia di clandestini/fantasmi che scorrazzano liberamente nel territorio italico senza risultare nelle statistiche ministeriali o addirittura sbandierati dal ministro Alfano tra coloro che non sono più in Italia.
Arsenico
(admaioramedia.it)
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SAPcagliari
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