Sempre più disperato per l’effetto che la pessima gestione del fenomeno migratorio e della successiva accoglienza ha generato sull’opinione pubblica, il gotha del ‘pensiero unico’ le sta tentando tutte, sopratutto nel campo della comunicazione, e sta provando a serrare le fila, chiamando a raccolta tutte le forze disponibili per condizionare ed indirizzare il pensiero altrui.
Addirittura, organizzando corsi di ‘rieducazione’ per giornalisti. Infatti, approfittando dell’obbligo che gli appartenenti all’Ordine hanno di ‘conquistare’ un numero minimo di ‘crediti’ ogni triennio, cosa si è inventato il solerte Ordine regionale della Sardegna (organo che secondo l’articolo 2 della legge istituiva ha come “obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti”) nell’ambito del programma di formazione continua del propri iscritti? Un incontro con un titolo che rappresenta un’incrollabile certezza: “Migranti: c’è posto anche per loro”, del valore inestimabile di ben cinque crediti formativi, quelli che per gli appartenenti alla categoria valgono oro.
Ma se il titolo non avesse convinto gli incerti, con la dotta introduzione all’incontro la ‘rieducazione’ è presto servita, o almeno tentata: “Ci sono segnali incoraggianti”, si legge nella nota dell’Ordine dei Giornalisti(piuttosto, quali giornali leggono?), “ma (ebbene sì, c’è un ‘ma’ che esprime esplicitamente contrapposizione alla frase che precede, ndA) le iniziative per l’inserimento dei migranti in Sardegna sono ancora poche”.
“I progetti Sprar (Sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati) per la formazione dei migranti, la loro integrazione e l’inserimento nel mondo del lavoro, sono appena undici nell’Isola distribuiti in otto Comuni – ci si rammarica nella nota, scritta in rappresentanza dell’intera categoria – Altri tre sono in fase di avviamento e si attende l’esito del bando ministeriale per l’autorizzazione di nuovi centri”.
Quindi, un finale degno di un ‘crescendo rossiniano’ con un auspicio e sopratutto un’analisi sul futuro mercato del lavoro che meriterebbe ben altra tribuna, sopratutto considerando l’elevata percentuale di giornalisti disoccupati, sottocccupati o mal pagati: “C’è ancora molto da fare nel campo della cosiddetta seconda accoglienza. Ci sono concrete prospettive di lavoro per associazioni, operatori del sociale, psicologi, mediatori culturali, nell’ambito di un vero programma di inserimento nel tessuto sociale isolano, con corsi di lingua italiana, tirocini, formazione e orientamento”. Ora, senza spingere, tutti all’incontro, poi “Giornalisti: c’è posto anche per voi”: tutti a cercare lavoro nell’accoglienza degli immigrati.
Arsenico
(admaioramedia.it)
One Comment
Giovanni Lorenzo Porrà
Quindi esattamente nello Sprar che male ci sarebbe? E in che modo toglie il lavoro a me?