Sarà un caso di cui presto, appena sarà archiviata la Giunta Pigliaru, si occuperanno in tanti, in primis sociologi e politologi: il ‘virus’ dell’immigrazionismo che si è impadronito dell’Esecutivo regionale e che vede assoluto protagonista, in prima fila, l’assessore degli Affari generali, Filippo Spanu.
L’ex Capo di gabinetto del presidente Pigliaru da quando è stato insignito (dicembre 2017), a sua grande richiesta, del ruolo di “referente politico unico per la gestione dei flussi migratori non programmati” ha preso troppo sul serio il suo nuovo incarico e come un ‘soldato’ inviato al fronte dei diritti dell’immigrato ha cominciato un duro lavoro. Tra le iniziative degne di essere ricordate, un ciclo di incontri nelle scuole superiori della Sardegna per difendere, davanti a studenti e professori, la politica dell’accoglienza diffusa, scelta come ‘cavallo di battaglia’ (da tempo ‘azzoppato’) dalla Giunta regionale. Ma anche eventi, tra i tanti “Sardos e Migrantes”, iniziativa di informazione e di sensibilizzazione sull’accoglienza, che dopo l’esordio in pompa magna come ‘format’ a Cagliari, in settimana farà tappa ad Iglesias.
Infaticabile, come su nessun altro tema di competenza del suo Assessorato, ha anche ‘sponsorizzato’ nei due atenei isolani il ‘passaporto europeo universitario’ per rifugiati e richiedenti asilo (speciale pass accademico per immigrati che consente di frequentare corsi universitari, anche senza poter comprovare il possesso di un titolo di studio); promosso il concorso “Graziano Deiana”, riservato agli studenti, sui temi dell’accoglienza dei richiedenti asilo e dei titolari di protezione internazionale (mercoledì prossimo a Mamoiada la cerimonia di premiazione di nove scuole); ha spinto per l’adesione della Giunta Pigliaru ad un appello rivolto al Governo italiano per la firma al “Global compact for migration”, accordo capestro sovranazionale proposto dall’Onu.
Recentemente, da quando è in carica il Governo pentastellato e Salvini è diventato ministro dell’Interno, l’assessore Spanu è intento a scorrazzare per l’Isola, piagnucolando senza tregua contro il ‘Decreto sicurezza’; esprimendo preoccupazione “per il taglio del 40% dei fondi destinati al sistema di accoglienza”; ricordando che “ridimensionare la rete dell’accoglienza mette a rischio l’impegno dei circa mille giovani sardi, tra mediatori culturali, psicologi e amministrativi”; difendendo gli Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati in Italia). Infine, ultima perla (provvisoriamente e solo in ordine di tempo) del Delegato a spararle sull’immigrazione: mischiando ‘mele’ (immigrati regolari che producono reddito) e ‘pere’ (immigrati ancora da regolarizzare, o addirittura irregolari, che non lavorano e quindi non producono reddito) ha sancito perentoriamente che “gli immigrati sono una risorsa per l’economia sarda… con positive ricadute sul prodotto interno lordo”.
Lanciato a rotta di collo in questa battaglia solitaria, è stato abbandonato sul tema, non solo da qualche collega di Giunta (leggasi Arru), che tempo fa si era avventurato parlando di “risorse per ripopolare l’Isola”, ma dalla sinistra ‘di potere’ intera (lo stesso candidato presidente Zedda, seppure timidamente, ha spento il wi-fi in piazza del Carmine per tentare di allontanare i bivacchi di immigrati), che avendo percepito – tutti tranne il ‘soldato’ Spanu – come l’argomento sia caldo e foriero di perdita di consenso, preferisce tacere. Seppure continuando, dove governa come in Sardegna, a distribuire tanti bei soldini ai ‘lavoratori’ dell’accoglienza. E’ ormai evidente che l’unico antidoto al ‘virus’ dell’immigrazionismo sarà il voto di febbraio, ma fortunatamente la cura non riguarderà solo l’assessore Spanu.
Arsenico
(admaioramedia.it)