Chi potrà mai dimenticare i dieci immigrati che, arrivati da Settimo Torinese, vanga alla mano hanno aiutato a spalare la neve in Abruzzo. Una lodevole iniziativa, partorita da un crocerossino piemontese, ma di origine sarda, Ignazio Schintu, responsabile nazionale della logistica Cri, che ha trasformato il gruppo di giovani – ghanesi, maliani, ivoriani e nigeriani richiedenti asilo – in volontari in divisa d’ordinanza. Iniziativa che ha raccolto tanti consensi (“Ottima iniziativa per favorire l’integrazione”; “Finalmente anche loro fanno qualcosa di utile”) ed altrettante critiche (“Sembrano in posa per un servizio fotografico”; “Demagogia allo stato puro”).
La polemica – in questo caso più che sull’iniziativa, sulla sua gestione mediatica – si è spostata anche all’interno dei quadri della Croce Rossa, ma la riposta del vulcanico Presidente nazionale era già pronta e lo stesso 21 gennaio (giorno in cui alcuni quotidiani nazionali hanno pubblicato la notizia) l’Assemblea nazionale dell’Associazione, “considerato che sempre un maggior numero di persone richiedenti asilo stanno intraprendendo il percorso del volontariato”, ha deliberato che “per gli anni 2017 – 2018 viene determinato l’importo annuale di euro 1 quale quota associativa per le persone che posseggono lo status di rifugiato e/o di richiedente asilo che vogliano accedere alla Croce Rossa Italiana o che vogliano continuare a svolgere attività di volontariato nella Cri”. Firmato Francesco Rocca.
Per tutti gli altri italiani (a parte gli under 25) la quota associativa è di 10 euro. Vale a dire che un disoccupato, un indigente, un lavoratore a basso reddito, un pensionato che volessero rendersi utili alla comunità o aver l’onore di indossare la divisa della Croce rossa, secondo il presidente Rocca ed i suoi dirigenti, non meritano la stessa attenzione riservata alla nuova categoria protetta della vita sociale nazionale. Un ennesimo caso di discriminazione al rovescio.
Nulla di sorprendente se si considera che anche la Croce Rossa Italiana è una delle tante organizzazioni che si siedono al banchetto dell’accoglienza, partecipando ai bandi delle Prefetture e quindi gestendo strutture dove trovano alloggio le decine di migliaia di immigrati giunti in Italia, dopo essere stati soccorsi sui barconi al largo delle coste della Libia, destinati a restare in attesa per anni che gli venga o meno riconosciuto qualche status di protezione internazionale. A volte anche in strutture che di umanitario sembrerebbero avere ben poco, come la tendopoli (nel senso di tende allestite ‘ad hoc’) organizzata dalla Cri nel quartiere di Monteverde a Roma, dove sono state ospitate oltre 400 persone (35 euro pro capite significano 14.000 euro al giorno) e che tanti disagi ha creato ai residenti della zona.
Arsenico (foto dal giornale “La Nuova Periferia”)
(admaioramedia.it)
4 Comments
Rosario Russo
INTEGRAZIONE IMPOSSIBILE
Lore Ferretti
Falso buonismo
Patrizia Muntoni
Certo fanno di tutto per tenerseli stretti sono fonte di guadagno …..
Francis Vittiello
Nulla di sorprendente se si considera che anche la Croce Rossa Italiana è una delle tante organizzazioni che si siedono al banchetto dell’accoglienza, partecipando ai bandi delle Prefetture e quindi gestendo strutture dove trovano alloggio le decine di migliaia di clandestini giunti in Italia…Da vomito !