Roberto Mancini ha fatto scuola e Giovanni Coda, in arte Jo, ha sfruttato l'onda arcobaleno, conquistando la ribalta e le cronache dei giornali locali, forse più di quanto le sue opere cinematografiche gli avevano finora consentito.
La colpa, o il merito, è del consigliere regionale Paolo Truzzu, che ha criticato l'improvvida, e faziosa, scelta dell'Amministrazione comunale di Quartu Sant'Elena di commemorare il Giorno del Ricordo, dedicato ai Martiri delle Foibe uccisi per mano dei partigiani slavi comunisti, con alcune testimonianze sulla repressione nazista. Il Consigliere di Fratelli d'Italia, esprimendo i suoi dubbi sull'opportunità della scelta, ha fatto accenno ad uno degli ospiti, che ha presentato il suo film su un internato nei campi di concentramento perché gay, appellandolo «regista omosessuale». Apriti cielo, sulla rete si è scatenata la gazzarra: «omofobo», «fascista», «razzista», «ignorante», le parole più riferibili, fino a far comparire un santino elettorale di Truzzu a testa in giù, rievocando la vergognosa pagina di piazzale Loreto.
Anche Jo in persona, memore del palcoscenico mediatico conquistato per giorni e giorni dal diverbio Sarri-Mancini, ha colto la palla al balzo e ha chiamato a raccolta in sua difesa addirittura le Istituzioni regionali: «Tutti i componenti della Giunta e del Consiglio dovrebbero provare vergogna. Mi trovo costretto a difendermi, sbattuto su un giornale con la mia privacy violata e con il mio diritto di parola messo in discussione da un componente del Consiglio regionale. Se la voce dell'Istituzione che dovrebbe rappresentarmi non si farà sentire, forte e chiara, sarà il segno della nostra disfatta nei confronti di tutti i diritti civili». Fino a lamentarsi di non aver «ricevuto alcuna chiamata di sostegno da nessun politico isolano». Tanto offeso per tale incomprensibile menefreghismo da arrivare ad annunciare su facebook l'imminente grande gesto: «Stamatttina restituirò l'onorificenza di 'Quartese dell'Anno' conferitami dall'attuale Amministrazione». E visto che ci siamo, perché privarsi di un po' di promozione: «Nel prossimo post parleremo ampiamente della Film Commission, dell'Assessorato regionale alla cultura e del mio nuovo film “Bullied to Death”». Però, quando meno te l'aspetti, la presa di distanza da Truzzu «dell'Amministrazione di Quartu Sant'Elena, per voce del suo sindaco Stefano Delunas, a cui si sono uniti l'Assessore regionale Claudia Firino e ed il gruppo Sinistra Ecologia Libertà Sardegna, mi portano a non riconsegnare l'onorificenza». Finalmente, un bel segnale di serenità: Jo Coda resterà 'Quartese dell'Anno 2015'.
Va apprezzata, comunque, la sua abilità nel reagire con veemenza all'epiteto di «regista omosessuale», fatto dal Consigliere regionale, senza mai entrare nel merito della vera contestazione: che c'azzecca la deprecabile persecuzione degli omosessuali con la vicenda delle Foibe? Peraltro, verrebbe da domandarsi: avrà considerato altrettanto lesivo della sua privacy l'articolo, firmato da Giovanni Minerba (direttore del Glff: Gay lesbo film festival), dove criticando «la trappola del cliché che colpisce gli stessi registi omosessuali», Coda veniva espressamente citato nella ‘categoria’? O si tratta di un classico fenomeno di indignazione a corrente alternata? Inoltre, considerato che il Regista quartese, riferendosi ai politici sardi li ha definiti «imbarazzanti per la democrazia», lui si dimostrerà più democratico e rispettoso della storia dedicando uno dei suoi prossimi film alla repressione degli omosessuali nei gulag comunisti oppure nei ‘campi di lavoro correzionale’ organizzati dal l'immarcescibile mito della sinistra, Ernesto Che Guevara?
Arsenico
(admaioramedia.it)
26 Comments
Romano
Se i gay vanno fieri della loro scelta sessuale, e ne vanno orgogliosi, che cosa protestano? Semmai dovrebbero offendersi se sono definiti etero. Hanno sempre la coda di paglia!
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