Ieri, nel Consiglio comunale di Cagliari, è andata in onda una sfida surreale. Alla fine del match, illegalità ha battuto legalità per 20 a 11. Si registra anche un voto di chi non ha saputo decidere da che parte schierarsi.
Entusiasmo tra le fila del centrosinistra, che sostiene la Giunta Zedda. Finalmente anche Cagliari può annoverare, come le più grandi città italiane, un centro sociale tollerato e coccolato dall’Amministrazione. Non sarà mai come Milano, dove se ne contano almeno quaranta, ma, se il buongiorno si vede dal mattino, il rischio di proliferazione è latente.
Il dibattito si è sviluppato su una mozione, presentata dai consiglieri Gennaro Fuoco ed Alessio Mereu, che chiedeva al Sindaco Zedda di impegnarsi per la restituzione agli usi pubblici della sede staccata della scuola media Manno di via La Marmora, occupata da cinque mesi ad opera di un gruppo di giovani, riconducibili all’area dell’antagonismo di sinistra, che l’hanno ribattezzata ‘Sa Domu’.
Nel dibattito, il centrodestra ha richiamato l’Amministrazione ad un’assunzione di responsabilità ed al rispetto delle regole, seppure in alcuni interventi abbia malauguratamente scelto una strada troppo ‘penalistica’ della vicenda, sia nei confronti degli occupanti che degli stessi consiglieri. Tanto da fornire argomenti ‘similgiuridici’ ai tanti laureati in giurisprudenza presenti in Aula o, peggio, momenti di irrisione nei confronti dell’origine professionale (sia Fuoco che Mereu sono militari) dei presentatori della mozione.
Sull’altro lato dell’Aula, il centrosinistra compatto si è schierato in strenua difesa dell’occupazione dello stabile, adducendo che, seppure di proprietà comunale, fosse “inutilizzato da anni, non c’è alcuna condotta illegale, non risultano reati, gli occupanti rivendicano un diritto” (Claudio Cugusi), che “a sinistra la legalità conta, ma insieme alla socialità” (Marco Murgia), che “ordine e legalità mi fanno paura” (Marisa Depau), che “dobbiamo capire il disagio giovanile” (Giuseppe Andreozzi), che “svolge un’opera meritoria, sotto il profilo sociale e culturale, inoltre ospita persone con scarsa disponibilità economica” (Giovanni Dore). E, dulcis in fundo, “non parliamo di un centro sociale, ma di uno studentato, che ha anche una trentina di posti letto”, ha detto Enrico Lobina, come stesse parlando dell’apertura di un ostello o di una nuova attività imprenditoriale ricettiva. Immancabile l’attacco a Salvini, che ci sta sempre bene: “Le sue parole fomentano violenza ed odio sociale”, ha detto Murgia.
L’unica certezza della vicenda è che l’occupazione resta a spese del contribuente (non risulta che gli occupanti paghino alcuna bolletta, tanto meno l’affitto); che alcune famiglie cagliaritane che avevano occupato edifici pubblici sono state sgomberate senza tante riflessioni socioculturali, che questo non è un modo responsabile di tutelare il patrimonio immobiliare pubblico. Inoltre, il brodo di coltura che i centri sociali alimentano è notoriamente quello dell’antagonismo sociale, culturale e politico, che può facilmente sconfinare nello scontro. A qualcuno sembrerà una coincidenza che dal momento dell’occupazione sono frequenti le aggressioni o le minacce alle manifestazioni di ‘destra’ e che proprio a Sa Domu alcune serate sono state dedicate alla presentazione del “Dossier sulle realtà neofasciste a Cagliari e in Sardegna” all’insegna di “conosci il tuo nemico” e “i fascisti fuori dal quartiere, dalla città e dalla storia”, che, pare superfluo sottolinearlo, sono evidenti messaggi di pace e di confronto sulle idee. Se ci aggiungiamo la solidarietà che arrivò da ‘Sa Domu’ ad un giovane fermato dopo l’aggressione ad alcuni militanti di “Noi con Salvini”, il concetto diventa più chiaro.
Stabilito che per il centrosinistra cagliaritano se occupano i ‘giovani’ non è illegale e che il diritto ad occupare edifici pubblici inutilizzati è sacrosanto, ‘giovani di destra’ se ci siete battete un colpo… sulla porta di un immobile pubblico, ovviamente inutilizzato, ed occupatelo. Poi, organizzate seminari, incontri, convegni, feste e qualche cena. Se riuscite, create anche qualche posto letto, tanto le bollette continueranno a pagarle tutti i cittadini cagliaritani…
Arsenico
(admaioramedia.it)
One Comment
Romano
Noi cittadini non intendiamo pagare le bollette della luce, dell'acqua e quant'altro a gente che pretende di occupare abusivamente dei locali comunali che affittati possono, anzi devono, rendere alla comunità. Per quale disposizione o grazia ricevuta, questi devono pretendere di usufruire a loro piacimento di un bene pubblico?
Ci sono in Italia decine di associazioni che si mantengono con le quote associative e dei servizi resi su richiesta. Ad esempio l'Unione Consumatori di Cagliari si mantiene solo con le quote associative e dei servizi resi ai suoi associati, senza beneficiare di nessun aiuto pubblico. Poiché in questa associazione ci saranno non solo disoccupati, ma anche gente che onestamente, se trova un lavoro, preferisce rinunciarvi, si possono mantenere la struttura con le quote associative e le paghette che i loro genitori daranno ai loro pargoli.
Mi fa specie la dichiarazione del consigliere Giovanni Dore, quando dice che è giusto aiutare un'associazione che non può pagarsi un affitto: poiché lui ha uno studio affermato ed appartiene ad una famiglia che sicuramente non ha problemi economici, perché non mette gratuitamente a disposizione di suoi colleghi alle prime esperienze professionali che non possono pagarsi un affitto per uno studio proprio, alcune stanze del suo, facendo così una vera opera di solidarietà?
I politici di sinistra, quando ricoprono incarichi, si caratterizzano sempre per le loro idee demagogiche, caricando le incombenze sempre a carico della comunità, dove ci sono molti che non li hanno votati.
Romano Satolli