Caro Angelo Liberati, ho letto il tuo intervento (“Accademia di Belle Arti può influire più del Liceo Artistico? E’ discutibile“), vuoi discutere seriamente, e allora discutiamo sul serio. Cosa vuole dire oggi, nel territorio di Cagliari città metropolitana, il termine ‘artista’? A Cagliari come altrove, oggi, adattandosi alle logiche del mercato, e dell’industria culturale di massa, vuole dire identità creativa fluida, vuole dire sapere oscillare da linguaggio e un genere creativo ad un altro.
Le arti tutte oggi, complice la Rivoluzione digitale, oscillano tra diversi linguaggi di genere che inglobano, rivisitano e remixano. La scultura guarda la purezza formale del design, il design guarda la sintesi della comunicazione grafica, la grafica guarda la dinamica dei video, i video guardano la classicità della pittura e così via all’infinito. Non potrebbe essere diversamente, nel mondo della circolazione gratuita dei linguaggi dell’arte multitasking, nel secolo di Google immagini, Instagram e di content curation visual come Pinterest o Tumblr.
Questa divulgazione dissennata e indiscriminata, d’immagini e d’artisti, rende altissima la probabilità del falso storico dell’artista contemporaneo; alimenta la circolarità d’artisti privi di valore, che nel nome della fluidità del web, della voce del popolo, del cialtronismo dilagante, sostenuto da addetti ai lavori e intellettuali organici alle dinamiche del consenso del web e dei media di massa, alimentando leggendo con puntualità il vuoto d’arte e cultura verso il quale ci si sta dirigendo, e lo cavalcano senza ritegno. Ci si entusiasma per il fenomeno Trap alla moda, si giustificano con citazioni e intellettualismi d’avanguardia artisti come Young Signorino scomodando Marinetti e i futuristi, e nel nome di tutto ciò si abbatterebbero istituzioni e accademie. Si scoprono antiaccademici, artisti figurativi più accademici dei peggiori accademici; si paventano artisti che sembrano soltanto decoratori ornamentali da tappezzeria industriale; ci si presenta come scultori contemporanei, quando in realtà si è artigiani su committenza; tutto questo evidentemente condanna all’immobilismo.
A Cagliari, come altrove, la Rivoluzione digitale va intermediata con didattiche e ricerche istituzionali mirate, a questo servirebbe un’Accademia di Belle Arti, altrimenti tutto è fazioso e dichiaratamente strumentale. Un’Accademia è un moltiplicatore di fruizione di linguaggi dell’arte che utilizza i media integrati con qualche contenuto culturale in più, questo manca oggi a Cagliari per farne artisticamente una metropoli dell’Arte europea, urge porre a sistema il prima possibile un’istituzione d’Alta Formazione Artistica, che sappia muovere la tradizione verso la ricerca artistica attraverso il tempo e la storia del futuro che verrà, urge pensare dinamicamente alla propria memoria.
Il problema cagliaritano non è quello di ragionare in termini di mercato, il mercato è sgusciato dentro ciascuno di noi, dovunque e comunque, in maniera planetaria, globalizzata e interconnessa; la questione è alimentare attraverso l’Alta Formazione Artistica, figure che sappiano operativamente connettere e leggere la relazione tra etica ed estetica del fare; formare coscienza che sappiano guardare oltre le balle e le bolle economiche e finanziarie dei ‘mi piace’ e dei follower; altrimenti il futuro dell’arte a Cagliari è già scritto: artisti amatoriali che resteranno tali.
L’Accademia di Belle Arti è un nido d’arte, concepito ovunque nel mondo per attraversare tempi, storie, luoghi e mode. Non si può delegittimare l’idea di un’Accademia a Cagliari, nel nome della cultura artistica del LOL, dei video su YouTube e scambi d’opinione via social network, anche perché questa delegittimazione arriva da echi di boom economico che negli anni Settanta, confondevano il bene comune con l’individualismo egotico e narciso del mercato. Negli anni Settanta era il mercato a colpire i simboli delle società evolute e lo faceva alimentando da destra come da sinistra interessi politici vari, che nulla avevano in comune con il bene comune.
Nella pratica, l’alternativa all’Alta Formazione Artistica residente sarebbe da individuare nel web e negli artisti improvvisati che si manifestano on line, e l’Alta Formazione Artistica a Cagliari enel Cagliaritano, oggi, è un prodotto di nicchia accessibile soltanto a classi sociali superiori, questo bisogna trovare la forza e il coraggio d’ammettere, altrimenti a Cagliari resterà soltanto il livore e la frustrazione dell’arte e degli artisti locali, da consegnare a una tecnologia sempre più interattiva e in cerca di consenso di mercato.
Domenico Di Caterino
(admaioramedia.it)
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Angelo Liberati
Caro Mimmo, ho sempre cercato di discutere sul serio, la risata facile del tanto è tutto un quiz non mi appartiene, e credo tu lo sappia.
Sai anche che non mi sottraggo allo scambio di opinioni quando sono mirate e indirizzate verso problemi e possibili soluzioni relative al mondo dell’arte nel quale mi riconosco come parte di un corpo sociale che cerca di non essere oscurato dalla società dello spettacolo.
Alta Formazione Artistica, per quanto posso sapere da esterno, credo e auspico che Cagliari possa avere quanto necessario per promuovere percorsi contemporanei adatti alla situazione attuale nel campo delle arti visive, sganciando queste ultime dalla zavorra di volta in volta accumulata sotto nomi e idolatrie che finiscono sempre per andare a parare nelle adorazione delle proprie radici, delle proprie identità, nel sacro cordone ombelicale con il “quanto di più sacro appartiene al nostro popolo e alla nostra patria” senza trovare il coraggio di staccarsene.
Percorsi oscurantisti che fino a qualche decennio addietro erano patrimonio di poche centinaia di nostalgici, nel breve tempo sono diventati sentimenti comuni di milioni di persone che seguono il carrozzone nell’illusione, e nell’ignoranza cullata da imbonitori e ciarlatani a libro paga, sempre in aumento, che si adoperano ad inventare i desideri per gli illusi delle “democrazie dirette” della democrazia del web o dell’arte che deve essere universale e altre balle simili.
L’Accademia o istituzioni con compiti specifici potranno fare qualcosa? Potranno iniziare il cammino verso una competenza diffusa secondo livelli sempre più qualificati? Credo di si, ammesso che i docenti siano all’altezza del compito che si richiede, e qui le esperienze del recente passato, qualche dubbio lo alimentano; ma imponiamoci il bicchiere mezzo pieno e cominciamo, ciascuno per quanto può, a lavorare nella direzione che le buone esperienze, che esistono, ci indicano.
Il mercato, una realtà che non si può ignorare ma che io da sempre chiedo si separare nelle discussioni sull’arte dallo specifico artistico altrimenti la confusione finisce per portare acqua ai sostenitori dell’arte che quando è vera arte la capisce anche un bambino, e cioè loro che sono bambini cresciuti.
Buon lavoro amico Di Caterino dentro e per la promozione di una Alta Formazione Artistica a Cagliari, città metropolitana senza Accademia.